
Ragazzine in attesa sotto la pioggia da ore, ragazzine infiltrate tra i giornalisti con in mano carta, penna e macchina fotografica (o uno dei suoi attuali sostituti tecnologici).
Questo lo scenario incontrato in attesa dell’arrivo di Marco Carta ad Acireale, giunto la sera del 26 febbraio per tenere un concerto in occasione della rassegna di eventi organizzata dal comune per il Carnevale.
Le tante ragazzine in visibilio lo hanno difatti avvicinato con emozione, non appena questi è arrivato a Palazzo di città, con un certo ritardo.
La gestione della suddetta situazione, ovviamente non in mano al cantante, è stata confusa e approssimativa: allarmismo alle fan perché non si avvicinassero troppo, discussioni con i giornalisti perché lasciassero il cantante alla sua preparazione piuttosto che rubargli altro tempo con qualche domanda. E così, tra pressioni e attese, si è riusciti a strappare qualche veloce ‘dichiarazione’ all’idolo di ancora parecchie teenagers, idolo sorridente e cordiale, ma tutelato e centellinato come fosse Bruce Springsteen.
Qualche domanda sulle sue visite in Sicilia, che
“da bravo isolano trovo bellissima”, sull’amore
“che ancora non c’è” e sul disco in preparazione, che forse affronterà tematiche nuove rispetto al tanto cantato sentimento, e su cui lavorerà con impegno e attenzione nell’intento di farne uscire 'una bomba' che spopoli tra le radio.
Tenero, come l’ha sempre definito la De Filippi, gentile, sorridente e disponibile senz’altro molto più di chi ha decretato la fine della sue disponibilità dopo cinque minuti davvero scarsi.
Ma sulle domande, sempre fulminee, riguardanti il suo rapporto con tanto successo e tanta popolarità (sebbene limitata per lo più al target delle adolescenti innamorate), inevitabile l’emergere di qualche dubbio.
“Non è stato troppo, ma è diventato troppo e troppo in fretta” ha confessato l’artista, che in effetti nel giro di tre anni ha vinto Amici, Sanremo, pubblicato tre album, sbancato i botteghini, vinto dischi di platino e d’oro e parecchi altri premi nell’ambito dei Music Awards.
“Tutto troppo veloce. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo chi fossi. Mi sono preso nove mesi per ritrovarmi”Nove mesi senz’altro indispensabili per ritagliarsi dello spazio al sicuro dalla pressione dei fans, e magari utili per ritrovare qualcosa di un ragazzo che fino a poco tempo prima era a tutti sconosciuto.
“Poi uno compie ventiquattro, venticinque anni, si diventa adulti, si hanno responsabilità e tutto deve prendere una piega: ma bisogna capire quale. Prima del 2008 c’era più follia, spensieratezza nella mia vita. Tuttora sono molto istintivo ma prima lo ero di più, ora ragiono di più sulle cose. Anche se a volte pensare troppo non fa bene. Non mi manca niente, non potrei chiedere di più. Ma spero solo che tutto ciò continui"Validi dubbi e timori di chi potrebbe ritrovarsi ad essere un fuoco di paglia spento, idolatrato e abbandonato da una fascia di pubblico un po’ troppo volubile. Ma anche buoni propositi di chi è in fin dei conti un ragazzo, che ha cavalcato l’onda con costanza, senza restare sulla favorevole scia di un solo album.
E che, nel cercare sé stesso, speriamo trovi la maturità di trasformare la sua musica in un’attrattiva per un pubblico più eterogeneo, e il suo successo in qualcosa che mantenga ciò che i molti premi vinti hanno affrettatamente promesso. Volontà e umiltà, da una prima impressione che non è stato concesso approfondire, non sembra siano state troppo compromesse. Sulla gestione dei propri tempi, spazi e della propria autorità, bisogna ancora lavorare.
di Carla Giacobbe
FONTE http://www.siciliatoday.net/quotidiano/musica/Fulmineo-incontro-con-Marco-Carta_25514.shtml