martedì 5 giugno 2018

L'impossibile che diventa possibile


5 Giugno 2018. 15.30. Sassari

Ho avuto bisogno di qualche giorno in più del solito per riuscire a mettermi davanti al pc e buttare giù due parole. Per tanti motivi (tra cui lavoro e ore di sonno da recuperare), ma sopra ogni cosa sicuramente per l’incapacità, da parte mia, di realizzare che sì, a Pula il 2 Giugno ci sono stata.
La mia relazione con questa data, con questo posto, è stata particolarmente complessa, fin dal principio. Pula doveva essere il mio regalo di compleanno più grande, il 2 Maggio, e invece è stato un viaggio in macchina fino ad Oristano con Marta, un pranzo al ristorante giapponese, una giornata passata davanti al telefono con la speranza di ricevere qualche buona notizia, che alla fine non abbiamo ricevuto.

Io non so, esattamente, cosa sia successo. Non so chi, da lassù, abbia deciso che ci dovessi essere.
Quando è stata annunciata la data del 2 Giugno mi sembrò di ricevere un pugno in faccia, per la consapevolezza che sì, sarei stata in Sardegna, ma no, non sarei stata al concerto. Per il lavoro, che mi avrebbe impegnata 1,2,3 Giugno dalle 8 alle 22, e per il mio senso di responsabilità, che non mi avrebbe permesso di fare richieste che sapevo sarebbe state inaccettabili.

Ho trascorso l’ultimo mese tra la felicità e la tristezza. Felicità, perché comunque poter essere a Cabras mi sembrava già un regalo incredibile e senza prezzo, tristezza, perché sapevo che perdendomi Pula mi sarei persa qualcosa di gigante.

Io sinceramente non lo so dove abbia trovato il coraggio di chiedere di poter fuggire via alle 7, Sabato. Chi mi conosce bene sa quanto rispetto abbia per chiunque mi proponga un lavoro e per il lavoro in sé, quindi ecco..davvero non so come abbia fatto. So solo che quando alle 18.40 mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto “vai e divertiti”, qualunque altra cosa ha perso senso.

Non ricordo neanche come abbiamo fatto a raggiungere Oristano in poco più di un’ora, ricordo solo i messaggi di Marta, Martina, Gino e Valentina, e la chiamata di Dani che mi diceva “sì però vai piano”, pur sapendo che tanto non sarebbe successo.

Ricordo solo il momento in cui sono salita in macchina di Marta, ci siamo guardate e siamo scoppiato a ridere, perché entrambe lì, quel giorno, a fare quella strada, non ci dovevamo essere. E invece lo stavamo facendo davvero.

Se c’è, però, qualcosa che non dimenticherò mai è la sensazione di pienezza che ho provato nell’arrivare in una piazza già colma di gente, ritrovare i nostri posti (perché sì, quelli sono i nostri posti ormai), grazie a persone che non hanno neanche il bisogno di essere nominate, e le stesse persone di sempre. Anzi, molto di più, perché Simona e Valeria lì accanto hanno senza dubbio aggiunto ancora più valore ad una giornata già di per sé pienissima.

La sensazione di essere tornata, ancora una volta, a casa.
La consapevolezza però, che questa volta, sia stato qualcosa di enormemente più grande di me. Di quanto mai avrei potuto anche solo immaginare.
I sorrisi di tutte le persone stupite forse quanto me di vedermi lì, ma allo stesso tempo tutti i “lo sapevo che ce l’avresti fatta” mi hanno fatto stringere il cuore.
E vi ringrazio, per tutti gli abbracci sinceri e i sorrisi a mille denti.
Oggi so di poter dire con certezza che se mi fossi persa questa data, mi sarebbe mancato qualcosa.

Marta Porru Photographer
Non so cosa sia stato. Se il fatto di essere vicinissimo a casa, se il fatto di avere gran parte della sua famiglia lì davanti, se il fatto che davanti a lui ci fossero anche tutti quei ragazzi che ormai conosce per nome e che hanno senza dubbio reso la serata ancora più speciale.
So solo che è stato immenso.

So solo che ogni data sembra migliore di quella precedente e questo ha in sé già qualcosa di indescrivibile, perchè ad oggi non so mai cosa aspettarmi per la data successiva.
Perché davvero, come si fa a battere questo concerto? Io non riesco sinceramente neanche ad immaginarlo.

So solo che quest’anno c’è un’aria infinitamente speciale.
So solo che quest’anno Marco ha qualcosa in più. Nella voce e nei sorrisi. Nelle emozioni che traspaiono dai suoi occhi. Nell’incredulità di ogni volta in cui si rende conto che tutta quella gente è davvero lì per lui. Nella semplicità con cui scende dal palco per abbracciare qualcuno, sorridere, toccarci la mano. Quella cosa che qualcuno chiama incoscienza ma che per noi è quasi normalità. Una normalità dettata dal fatto che Marco ormai ci conosce talmente bene e si fida di noi talmente tanto, da sapere con certezza che non faremmo mai niente per ferirlo o infastidirlo, pur avendolo a mezzo metro di distanza.

Ho visto grandi artisti ringraziare i propri fan ma tenere sempre una distanza di sicurezza quasi imbarazzante.

E poi vedo Marco, che ormai sembra non trovare più parole per ringraziarci e allora ci stringe le mani per davvero. Ed è in questi momenti, nei momenti in cui mi rendo conto che non trova le parole, che vorrei che invece sapesse che se c’è qualcuno che deve ringraziare, quel qualcuno siamo sempre e solo noi.
Ma forse l’ironia sta anche qui, nella consapevolezza che anche in questo siamo così simili. Così alla ricerca di nuove parole e modi per ringraziarci a vicenda. Tali e quali, come dici tu, anche in questo.
Tali e quali anche nelle piccole/grandi pazzie di ogni volta. Nella battaglia di coriandoli che facciamo perché ci diverte ma anche perché sappiamo che renderà te felice.
Nella consapevolezza, reciproca, che ormai ogni concerto non è mai solo un concerto ma una festa, ogni volta sempre più grande.

Da questo concerto mi sono portata a casa risate da mal di pancia.
Da “Marco ti amo” “ADRIANA?”
A “Marco la sciarpa”
A “Bella la signora con la corona e il cartello Proprietà privata, molto particolare” “Veramente sono un uomo”
A “Le canzoni le devo ascoltare per forza perché altrimenti non mi ricordo le parole”
A “Testimoni..di Geova” “Di Genova”.

Ma mi porto a casa anche una felicità talmente grande da non aver saputo come trattenere le lacrime. Perché Finiremo per volerci bene, dopo una giornata del genere, dopo la corsa contro il tempo e contro il mondo, mi ha fatto davvero realizzare di essere arrivata sotto quel palco, anche quando sembrava impossibile. Perché gli abbracci con Michela e Francesca non li dimenticherò mai. Perché Ti ricontrerò dedicata “ad una persona che non vedo ma so per certo sia in prima fila” mi ha fatto esplodere il cuore, come ogni volta ma forse questa volta un po’ di più.

Marta Porru Photographer
Ho pensato che aspettare qualche giorno prima di mettermi a scrivere mi avrebbe aiutata. Ora penso che niente al mondo potrebbe realmente aiutarmi a realizzare di cosa sono stata protagonista.
Seduta sul divano di Marta, mentre lei modifica e pubblica le foto, mi rendo conto che ci sono stati troppi dettagli, a volte piccoli, ma sempre fondamentali, che hanno contribuito a rendere ogni cosa assolutamente perfetta.

Vorrei che i detrattori di Marco facessero un giro durante questo tour, perché so che cambierebbero idea.
Vorrei che tutti quelli che lo hanno sempre accusato di tirarsela, restassero fino alla fine per vedere la spontaneità con cui puntualmente scende dal palco per scattare foto e firmare autografi (e a Pula lo ha fatto per circa 1 ora).
Vorrei che chi non capisce il legame che ci unisce potesse, per un giorno, vivere un concerto con i miei e nostri occhi. Perché so che se potessero farlo, si renderebbero conto dell’immensità che noi abbiamo la fortuna di vivere ogni giorno.

Mi capita spesso, durante le interviste, di sentire “Marco Carta, che è rimasto sempre lo stesso”. E io vorrei poter dire che no, non è vero.

Marco Carta non è affatto rimasto lo stesso.
Marco Carta è tutta un’altra persona.
Marco Carta è più consapevole.
Marco Carta si è liberato di pesi immensi.
Marco Carta si è alleggerito il cuore e ha imparato ad amare senza restrizioni.
Marco Carta ha imparato non solo a conoscere il prossimo, ma soprattutto a conoscere sé stesso e ad apprezzarsi.
Marco Carta ha imparato a non avere più paura di sé e delle sue possibilità.
Marco Carta ha imparato ad apprezzarsi.
Marco Carta ha imparato a dire no, a voce alta quando serve.

Ma ciò in cui è, invece, sempre rimasto lo stesso, è il modo in cui si approccia al successo. Con la stessa aria incredula. Con gli stessi occhi infinitamente grati, ma oggi più consapevoli. Con gli stessi sorrisi sinceri, ma oggi più profondi.

Ricorderò sempre Pula come il giorno in cui l’impossibile è diventato possibile. Come il giorno in cui, mentre Marco cantava La destinazione siamo noi, io e Marta non abbiamo potuto fare a meno di guardarci e sorridere, perché sì: il 2 Giugno la destinazione siamo state noi.

La ricorderò come la notte in cui ho dormito 2 ore e mezza, per poi rimettermi in macchina alle 6.30 del mattino per essere di nuovo a lavoro alle 8, ma nonostante tutto felice.

Ricorderò il 2 giugno come il giorno in cui ho festeggiato il mio compleanno e, anche se con un mese di ritardo, è stato assolutamente perfetto.

Lo ricorderò come uno dei giorni più felici di cui abbia il ricordo. Il giorno in cui sarei potuta essere infinitamente triste e invece ho avuto il cuore e gli occhi pieni.

Lo ricorderò come un giorno in cui, ancora una volta, sono rimasta a bocca aperta.

E lo ricorderò anche come il momento in cui, quando il concerto è finito, ho detto “non vedo l’ora che sia il 7 luglio”.

E non vedo l’ora che anche Martina possa essere in mezzo a noi e poi assistere dal vivo a questo spettacolo.

Domani torno a Milano, con un po’ di tristezza ma anche tantissima felicità e gratitudine.

Marta Porru Photographer

Sabato notte hai scritto:

"Vi sarò debitore per sempre.
Non servono e non esistono altre parole.
Ho gli occhi lucidi almeno quanto la mia mente nello scrivere queste due righe."


Oggi, io ti scrivo questo:

"Qualsiasi parola in più, oggi, sarebbe superflua.
Qualsiasi grazie inutile.
Sono fiera di te, di noi, di ciò che sei e siamo.
Sono ancora più fiera ed emozionata per tutto ciò che il futuro ci regalerà.
Consapevole che, anche se non vorrà regalarci niente, noi ce lo andremo a prendere.
Con la stessa forza di sempre, ma più agguerriti che mai"

Sempre e per sempre,
Giulia.

4 commenti:

Cartonaldo cartone ha detto...

Meraviglioso!!!!

Rossy ha detto...

Ho letto adesso ciò che Giulia ha scritto e mi ha fatto davvero emozionare parole dettate dal cuore e da tutto quello che Marco Carta riesce a tirare fuori da ognuno di noi magari a parole o semplicemente da sguardi colmi di felicità e gratitudine verso di lui . Complimenti per il racconto ❤

lalla58 ha detto...

bellissimo racconto!

Anonimo ha detto...

Oggi primo Luglio 2018 ho letto il tuo racconto , seppur molto lungo , non son riuscita a fermarmi , l’ho letto tutto d’un fiato..e mentre leggevo con gli occhi pieni di lacrime , ma , con infinita gratitudine , ho pensato al nostro Marco , il nostro grande Artista che in questo momento ha dovuto rinunciare al suo amato lavoro x la salute , che in primis e ‘ la cosa più importante ....quanto vorrei poter fare qualcosa x lui , ma mi sento impotente ed allora cerco con forza di trasmetterle tutta l’energia di cui sono capace x aumentare in lui la forza necessaria x riprendersi ....sono ottimista ....so che lui cel’ha fara ‘ , lui è forte ...determinato ...e paziente quando serve , e sa che ha un popolo di Fan che saranno sempre e x sempre dalla sua parte ...quanto bene x Il nostro Paper ...e lui lo sa !! Ciao ��Marco a presto e grazie Giulia un abbraccio ��❤️������