martedì 6 giugno 2017

Niente di logico

“e torno a casa con la faccia sporca di costellazioni”, cantava Marco un anno fa.
Non saprei dire, di preciso, se la mia faccia sia sporca di costellazioni dopo queste due settimane, ma posso dire con certezza che, se lo fosse, sarebbero senza dubbio tutte costellazioni felici.

Ad un anno di distanza dall’ultimo instore tour, mi ritrovo esattamente nella stessa posizione: seduta alla mia scrivania, mentre cerco le parole giuste per poter descrivere e raccontare ciò che questa nuova avventura ha significato per me.

Un anno fa ho fatto i bagagli e ho seguito Marco per tre giorni consecutivi, prendendo le coincidenze più assurde e tutti i mezzi pubblici possibili e immaginabili. Col sorriso. Con la consapevolezza di andare verso qualcosa di così grande da non poter essere specificato.
Quest’anno, mi rendo conto, non è cambiato poi tanto. Sono cambiati i posti, e anche i mezzi di trasporto. Ciò che non è mai cambiato è il sorriso. E quella vecchia consapevolezza che ormai mi accompagna da anni.
Posso dire che però altre due cose sono cambiate: la persona con cui ho percorso ogni singolo km di questo viaggio (sempre abituata a lunghi viaggi su un treno per conto mio) e la serenità che ha accompagnato ogni spostamento e ogni appuntamento.

Qualcuno potrebbe non capire l’ultima parte, ma so che i più lo faranno.
Negli anni, soprattutto gli ultimi a dire il vero, ci siamo sempre dovuti preoccupare di ogni minimo dettaglio: “ma la musica ci sarà? Pensi che dovremmo portare lo stereo, nel caso non ci fosse?”, “e la SIAE sarà stata pagata?”, “ma il pennarello glielo daranno?”, “ma i cd saranno abbastanza?”, “avranno fatto pubblicità?”. Tutta una serie di domande e preoccupazioni che non ci hanno probabilmente fatto vivere le cose come avremmo dovuto: da fan. Da persone che si muovono per vedere il proprio cantante preferito e basta. Così, quanto quest’anno arriviamo ad ognuna delle singole tappe e troviamo tutto assolutamente perfetto, ci sembra incredibilmente strano. Incredibilmente impossibile. Incredibilmente vero. Come se per noi non fosse scontato. Quest’anno sai per certo che la musica suonerà forte, che i pennarelli saranno come minimo due (e di colore diverso), che il suo team ha spinto per portare i cd, che la pubblicità è stata fatta, che Radio Sintony lo seguirà come un'ombra e puoi aprire le scommesse su chi sarà l’accompagnatore del giorno. Sarà Stefano? Manuela? Vito? La ragazza bionda di Alghero (scusa ragazza bionda, non conosco il tuo nome!)? E se sei poi così fortunato da poter partecipare alla data zero di questo instore tour, scopri addirittura che gli accompagnatori sono due e la cosa ti lascia talmente sorpreso e senza parole che potresti iniziare seduta stante una danza di ringraziamento a qualsiasi divinità o forza celeste abbia fatto sì che Marco incontrasse la strada di queste persone.

Si respira un’aria nuova, ed è bello. Bello vedere con i propri occhi e poter confermare quello che Marco ripete da un po’ “questo è l’album della svolta”. Questo album è di Marco. È scritto, suonato, arrangiato e cucito su Marco. È Marco in tutte le sue sfumature, e se sei una persona attenta e hai la fortuna di conoscerlo da un po’, ritrovi piccole (o grandi) parti di lui in ogni canzone. Ritrovi la sua voce, che forse non è mai stata così bella. Scopri tutte le sfaccettature dei sound che non hai mai pensato potessero stargli così bene.

E trovi Marco. Semplicemente Marco. Lo trovi ad ogni sorriso sincero, ad ogni occhietto lucido nel constatare quanto ancora le persone gli vogliano bene. Quanto il fatto che sia un po’ “sparito” dalle scene televisive non abbia assolutamente cambiato il fatto che le persone lo stimano, lo apprezzano. E lui lo sa. Adesso, forse più che mai, lo sa nel profondo e lo può vivere con una serenità diversa.
Una serenità che traspare in maniera così evidente da renderla palpabile. Una serenità che è contagiosa.

Ho avuto la grande fortuna di poter vivere e partecipare a tutte e tre le date in Sardegna, e per questo non dirò mai abbastanza grazie.
Ho avuto la fortuna di avere una compagna di viaggio impeccabile, qualcuno che mi ha incluso in ogni spostamento, qualcuno che mi ha fatto il regalo più grande domenica a Villacidro.
Ho avuto soprattutto la fortuna di poter riabbracciare una delle persone a me più care al mondo, che purtroppo ho sempre meno la possibilità di vedere, a causa dei mille impegni e delle mille responsabilità che sembrano far parte del mondo degli adulti (nessuno mi aveva avvisato di questa cosa, tra parentesi). Ma alla fine ci ritroviamo sempre. E ritrovarci in queste occasioni è una gioia doppia. Poter condividere sempre insieme l’emozione di ritrovarci davanti alla persona e all’artista che ci ha fatto conoscere, avvicinare, affezionare.
E ho avuto l’incredibile fortuna di poter vivere Marco, per tre giorni che non sono assolutamente abbastanza, ma sono comunque qualcosa. Qualcosa di talmente forte a livello emotivo che vorresti che ogni giorno potesse essere così. Semplicemente felice.

Mi sono sempre sentita una ragazzina diversa dalle altre, fin da quando ero bambina. Perché quando le mie amichette spendevano soldi in trucchi, io preferivo conservarli per comprare un cd. Perché mentre le mie amiche si godevano le vacanze estive, io preferivo lavorare per poter mettere da parte i soldi che mi permettessero di andare ad uno (o più) concerti.

Tutto questo è diventato sempre più evidente da quando c’è Marco nella mia vita. Le mie amiche andavano in discoteca, e a me non interessava minimamente. Le mie amiche programmavano le vacanze, io programmavo i tour. E per gran parte della mia vita mi sono chiesta cosa non andasse in me. Perché fossi così “strana”, così diversa dalla massa. Finchè un giorno qualcuno mi ha ricordato che essere diversi dagli altri va bene. Va bene finchè ti senti te stessa. E io posso dire con assoluta certezze che non esiste niente al mondo che mi faccia sentire più me stessa di queste occasioni. Quando davanti a me c’è una transenna e un palco. Quando le casse suonano musica bella. Quando ho qualcuno di fronte a me capace di regalarmi emozioni e sensazioni che chi non vive non può nemmeno capire. Quando accanto a me c’è, invece, qualcuno che mi capisce. Qualcuno che mi mette davanti all’obiettivo di una macchina fotografica e riprende il mio sorriso. Qualcuno che mi spinge davanti al microfono di una radio e “parla tu”. Qualcuno che mi nomina capo ultras e pretende che faccia casino, perché per loro è normale che sia io a farlo.

Se devo scegliere la mia data preferita, in cima alla lista metto assolutamente Villacidro, così come l’anno scorso non avevo dubbi che fosse Sassari.
Vederlo arrivare e sentire tutto l’incredibile calore che lo ha accolto è stato emozionante. Vederlo prendere il microfono in mano per cantare “Il meglio sta arrivando” ancora di più. Scoprirlo felice nel vederci cantare ogni singola canzone del cd ha reso noi doppiamente felici. Poter percepire la sua felicità nel vedere l’immensa fila di gente che lo aspettava per farsi firmare il cd…non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte.
Un sorriso per tutti, sempre. Un “grazie” timido ed emozionato, ogni volta. Uno stupore nel vedere la fila che invece di diminuire aumentava minuto dopo minuto. È stato bello. Bello vederlo nel suo habitat. Bello perché quando lo trovi in queste occasioni, con questo stato d’animo, sai che è nato per fare nient’altro che questo. Sai che è nato per stare sul palco, per regalare un’emozione. Sai che il destino, o qualsiasi altra cosa agisca al suo posto, l’ha messo sulla tua strada per renderti felice.
Perché sì, questi piccoli attimi, questi momenti, queste giornate, sono tutto ciò che conosco come “felicità”.

Il sentirsi parte di qualcosa, insieme a persone pure che ne fanno parte con te. Insieme a persone che la cosa più bella che ti possono dire è “ci vediamo domenica” o “ci vediamo presto”. E tu sai che è e sarà così. Sai che la prossima volta ci saranno ancora tutti. Perché questo succede quando diventi parte di qualcosa di così grande. Non te ne vai più. Non ti allontani più, perché se ne fai parte davvero, diventa un pezzo della tua vita da cui non ti puoi più allontanare.
E a Marco dobbiamo l’incredibile merito di aver creato tutto questo.

Marco, io non credo che tu ti renda davvero conto di ciò a cui tu hai dato vita. Non so se ti renda conto di quante cose meriti ancora da questo mondo. Spero però, sempre, che ti renda conto dell’amore che hai intorno. Spero che tu sappia che non sei solo, non lo sei mai stato. Neanche nei momenti più duri. Neanche quando farcela sembrava così difficile. E ora, che abbiamo percorso una salita ripidissima, so che puoi contare su un’infinità di persone. L’ho visto in questi giorni. Ho visto l’affetto negli occhi delle persone che ti si avvicinavano. Ho visto la costanza di chi c’è da sempre e lo stupore di chi invece si è trovato lì per caso ma non ha potuto fare a meno di comprare il cd e raggiungerti. Lo vedo ogni giorno, negli sforzi e nei sacrifici di chi “dobbiamo andare”, “dobbiamo esserci”, “non possiamo mancare”.
Io, da parte mia, anche questa volta mi sento in dovere di doverti dire grazie. Non solo per questo album, che è di una bellezza che ancora fatico a realizzare. Ma per tutto quello che hai creato. Per aver rischiato tutto per poter essere dove sei e chi sei. Per avermi permesso di farne parte. Grazie per essere così diverso da tutto il resto, e per questo così speciale. Grazie per sforzarti sempre di ricordare i nomi delle persone che ti seguono ovunque. Grazie per essere quel tipo di persona che non dà della pazza a Marta quando ti dice “senti sta per arrivare Giulia, lei si vergogna a chiederti un abbraccio quindi potresti darglielo tu?”, ma spalanca le braccia, sorride e lo fa come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Grazie per non esserti fatto cambiare. Nel dal successo, né dalle difficoltà.
E so, che non c’è assolutamente niente di logico in questo tenerci forti a te. Ma d'altronde, abbiamo sempre saputo di essere un po’ folli!

Ci vediamo presto. Ovunque tu sarai, io ci sarò. Ed è una promessa. Da sempre, per sempre.


Giulia.