domenica 4 novembre 2018

Una storia di me e di te




Il brano che ci è stato regalato è un tesoro prezioso, che ci fa entrare nella mente di un bambino di sette anni, un’età in cui, chiunque di noi, accumula nella testa mille e più domande che attendono con curiosità altrettante risposte.  Si parla di sogni, quelli che da bambini ci riempiono le giornate e che spesso ci portiamo dietro fino a quando non diventiamo “grandi”. I sogni che possono essere tanto grandi quanto l’immaginazione, ma che sono talmente delicati che basta un secondo, un soffio di vento, per poterli perdere.

Marta.
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Caro Marco,
anche io, come te, anni fa affrontato questa situazione dichiarando alla mia famiglia e chi mi stava vicino chi realmente fossi. 
Una foto di me e di te, il tuo ultimo singolo, una canzone intimista, sincera, leale e autentica è una lettera d'amore verso sè stessi.
Sui social leggo commenti sul tuo comung out e mi chiedo, se noi omosessuali in primis, ci critichiamo piuttosto che sostenerci a vicenda, come potremmo mai cambiare le cose e pretendere che la società ci guardi in maniera diversa?

Giuseppe
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Pensavo che l'ultima ospitata sarebbe stata come le precedenti, poi hai iniziato  parlare e hai detto: "L'HO DETTO".
Avevo solo 11 anni quando il mio cuore ti ha scelto e non capivo il perchè certa gente dovesse associare la parola "gay" ad un semplice nome e nulla più.
Oggi ho 22 anni e dico che ognuno debba avere il diritto di potersi scegliere.
Non è vero che siete sbagliati.
Prendete per mano la persona che amate, fatelo come se intorno a voi non ci fosse nessuno.


Sara
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Dopo l’uscita del singolo “una foto di te e di me” di Marco Carta e il suo coming out in diretta nazionale,  ho letto molti  commenti dove gli si da del  “coraggioso”.  Questo non mi trova d’accordo perché penso che viviamo in una società dove un ragazzo per parlare del suo amore non debba trovare il coraggio, non debba “sperare” di non essere etichettato, non debba “sperare” di essere accettato.
Però, seppur sbagliato di base perché tutto dovrebbe essere naturale, oggi mi sento di dire  SI , Marco ha avuto coraggio laddove non avrebbe dovuto  averne.

Mary
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Se saprai starmi vicino e sapremo essere diversi, se il sole illuminerà entrambi senza che le nostre ombre si sovrappongano, se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo e insieme al mondo piangere, ridere, vivere. 
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo e non il ricordo di ciò che eravamo, se sapremo darci l'un l'altro senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo se il tuo corpo canterà con il mio perchè è gioia
Allora sarà amore e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

Giovanna
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28/10/2018
Un giorno importante per te, così come per me..."il primo bacio che mi ha lasciato senza respiro, il primo bacio che ho dato a un ragazzo che ho amato, l'ho detto"...quando hai pronunciato queste parole ho provato una sensazione di libertà indescrivibile, quasi pari alla tua, perché finalmente ho letto nei tuoi occhi la felicità, quella vera...ti auguro davvero tutta la felicità di questo mondo, perché te la meriti, forse più di chiunque altro...auguro a tutti di trovare il coraggio che hai avuto tutto e di non avere mai paura di essere se stessi...
Sappi, Marco, che io ci sarò sempre, con affetto, Giulia

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Guardando la TV quella domenica ho visto gli occhi di un ragazzo inizialmente spaventati e timidi, ma poi, dopo aver dichiarato chi il suo cuore amasse, li ho ritrovati questi suoi occhi , liberi e felici. Sono stata sommersa da grandi emozioni: felicità, ammirazione , orgoglio. Marco sei la mia conferma, sei un esempio di vita, sei tanto ma tanto inspiegabilmente grande!
Sei libero di amare finalmente, non posso che ringraziare questa persona per averti reso così felice, così vivo e così pieno d'amore da trasmetterlo anche a noi.

Katia
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Con il tempo anche io ho imparato ad accettarmi. Tanto bullismo, tanto dolore, tanta infelicità. Pensare perfino di farla finita. Poi all'improvviso mi sono fermato e, come dice la canzone, mi sono guardato allo specchio e mi sono accettato.
Ora mi sento libero di raccontare me stesso anche nei miei quadri.
Siamo come tutti gli altri e oggi sono fiero di me e lo sarò sempre di più.

Mattia
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Quando ti leghi a qualcuno per varie ragioni impari a conoscere la persona, il suo animo, la sua personalità.
In questi 11 anni avevo capito che Marco amava qualcuno uguale a lui, ma purtroppo viviamo in un mondo dove non tutti accettano, in un mondo pieno di pregiudizi e magari si ha paura di esprimersi e si resta nascosti.
Finalmente Marco ha avuto quel coraggio che tutti dovrebbero prendere d'esempio.
nel suo ultimo singolo ha detto a cuore libero e alla luce del sole chi è lui oggi, e ciò che prova amando senza più paura di essere giudicato.

Rossana
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Nel 2010 grazie a questo blog ho preso per la prima volta un aereo da sola, per andare a conoscere delle persone che ancora oggi fanno parte della mia vita, per la prima volta ho deciso di voler andare in un posto da sola a fare qualcosa che mi piace, in autonomia; quel posto è stato lo "Zoo Marine", per assistere al concerto di Marco Carta.
Da allora mi sono aggrappata alla transenna, ho cantato e ballato come una matta, riempendomi di coriandoli, sporcandomi con gli holi colors, indossando maschere per il mare.
Come potrebbe ora cambiare tutto questo? Come potrei rinunciare alla voglia di fare pazzie per riprovare ancora queste emozioni?
Ve lo dico io, non posso e non voglio.

Giorgia
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Ora, a distanza di tutti questi anni, sono più grande ed ho due bambini. Qualche domenica fa erano con me
davanti alla TV ad ascoltare Marco.
A fine intervista chiedo a mia figlia di sette anni, proprio come quel bambino che aspettava sulle scale, che cosa avesse capito dalle parole di Marco. Lei risponde che a dire la verità non ha capito granché. Avrei potuto dire che Marco aveva presentato la nuova canzone e che questa sarebbe stata addirittura più bella delle altre ma non ho voluto far finta di niente, gli occhi di Marco non meritavano questo, tanto meno il suo gesto.
Grazie a lui e alle sue parole ho potuto spiegare ad una bambina di sette anni (l'altro ancora è piccino) che esistono tanti modi di volersi bene e di amare.
Alessandra
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Non sai quanto sia bello vederti così felice con un sorriso a 54 denti. Finalmente Libero!! Forse un po' ti invidio anche perché io quella libertà non l'ho mai provata completamente. Anche io sto con una ragazza da un anno e poco più, avendo sempre il pensiero di aver dato una grande delusione ai miei, perché vedo dagli occhi di mia madre che accetta questo ma dentro di lei spererebbe altro. A volta mi sento "una figlia diversa" come dici tu nel singolo, proprio per questo motivo. Spero un giorno di riuscire a sentirmi libera come te. Sono fiera di te e non sai quanto, non immagini quanto ti voglio bene e quanto fai da sempre parte della mia vita! Questo singolo è speciale e, forse, lo sento anche un po' mio.

Valentina
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E poi, me lo immagino, magari tornare a casa subito dopo, e dire che invece si, sono innamorato. Invece sì, ho tutto il tempo del mondo per amare. Voglio amare qui e adesso. 
Immagino anche saluti da lontano, troppo lontano. Lontano da chi parla spesso e male.
E poi ricordo, la faccia di Marco durante i concerti, quando il genio del giorno, decideva di dovergli urlare contro qualche offesa. Ricordo: “questa è per tutti gli innamorati. Anche io.”
Ricordo vederlo posizionato in un punto preciso del palco, guardare in basso e cantare: “Sai, mi sono innamorato di te, da quando mi hai guardato per caso.” 
Ama Marco, vivi e sentiti libero. 
Quella libertà che ti è mancata.
Quella che qualcuno voleva calpestare con i piedi. 
Quella che, fin quanto ce l’hai, non sai quanto sia devastante perderla. 
E no, non hai più 16 anni. Ma comportati da tale. Scegli un film a caso, e corri al cinema. 
Tanto al cinema, quando si è liberi, i films  non si guardano neanche. 
Silvia

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Senza togliere niente alle altre tue canzoni perché ognuna ha un posto e un significato diverso nel mio cuore #unafotodimeedite e emozionante . Sei riuscito a raccontare 2 temi forti con una delicatezza pazzesca e poi la tua voce protagonista indiscussa che lascia brividi  e batticuori è un connubio perfetto ben fatto Paper orogoglio infinito per te.

Grazia 

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E' passato quasi un mese dal coming out di Marco, un mese in cui ho ascoltato non so nemmeno io quante volte il suo nuovo singolo “Una foto di me e di te”. Il brano tratta, sovrapponendoli, due aspetti fondamentali del vissuto di Marco : l’assenza del padre mai conosciuto e la sua omosessualità fino ad oggi nascosta. Più ascolto la canzone e più capisco quanto deve essere stato duro per lui portarsi dentro per anni questi fardelli, senza avere la possibilità di capire i perché del padre e senza poter esternare l’emozione di amare. E' impensabile che ancora oggi ci si debba vergognare o nascondere per il proprio orientamento sessuale, che si facciano distinzioni tra etero e omosessuali. L'omosessualità esiste da sempre , in tutti i luoghi del mondo e in tutti i tipi di famiglie. E se si pensa che solo il rapporto tra uomo e donna sia "naturale" è perché solo questo tipo di rapporto è finalizzato alla riproduzione, ma non si deve dimenticare, anzi va rimarcato che , per le relazioni di coppia, le finalità ultime sono il piacere e l'amore, in ogni caso. Sarebbe bello vivere in una società civile e moderna in cui ognuno può esprimere liberamente e naturalmente le proprie inclinazioni , ma sappiamo che la strada è ancora lunga. Marco ha lanciato un messaggio importante per tutte quelle persone che ancora vivono in ombra con la paura di non essere accettati o addirittura rifiutati persino dalle loro stesse famiglie. Con questa canzone racconta la propria storia senza filtri, un brano che rappresenta il vissuto di tanti che potrebbero trarre forza per essere finalmente se stessi , non sbagliati, non diversi, semplicemente umani.
Daniela

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E no Marco,

non è assolutamente vero che sei sbagliato.
E invece sì,
è vero che hai fatto davvero tutto con le tue gambe.
E sono infinitamente orgogliosa di te, per questo.
Ed è finalmente arrivato il momento di alzarti da quelle scale, smettere di aspettare.
E io non lo so se nevicherà, ma so che sarai più leggero.
E forse questo per ora basta.
A presto Cartino. Che tanto lo sai che ci trovi sempre qui.
Sempre e Per Sempre.
Giulia.
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mercoledì 31 ottobre 2018

Ad esser se stessi non c'è niente di male

Negli ultimi giorni ho cercato di leggere la maggior parte dei commenti a seguito della puntata di domenica live.
E ho letto di tutto.
Sono passata dal “classico” ricchione, al “vabbè, l’avevamo capito prima noi di lui”, a “da quando lo sapevo”.
Ma c’è qualcosa che mi ha stupito, un pochino di più. O semplicemente, infastidito un pochino di più.
Ed è stato leggere una mamma piena di indignazione sostenere che: i bambini vanno tutelati da queste “cose”, ed è brutto che lei e sua figlia debbano vedere certi spettacoli nel primo pomeriggio. (Fortunatamente non ricordo esattamente le parole.)
Avrei voluto rispondere alla signora, ma non l’ho fatto. Sarebbe scendere a dei livelli talmente bassi, quasi da far schifo. 
Ho letto chi sosteneva strani giochi di marketing e business.
Ho letto parole da parte di omosessuali, che avrebbero dovuto capire più di altri, e invece no. 

Allo stesso modo, ho letto commenti talmente belli, da cancellare i soliti ed immancabili leoni da tastiera. 

Ho letto comunità LGTB dire grazie a Marco, per l’enorme messaggio che ha dato ai giovani che ancora hanno paura di esporsi.
Ho letto gli stessi ragazzi, invidiare il coraggio che Marco ha avuto, il coraggio che molto probabilmente loro non avranno mai.
Ho letto anche: “da oggi avrai un fan in più, conta su di me. “
Ma ho letto tante, tantissime persone, che hanno messo da parte tutto il pregiudizio e hanno ascoltato ed acquistato la canzone. Innamorandosene, e rispecchiandosi in essa.
Quella canzone, che mi ha fatto piangere mentre anche io aspetto mio padre seduta sulle scale.
Lui che “La foto di me e di te” ce l’aveva davvero in tasca. 

Io, ho sempre sostenuto che, l’orientamento sessuale non è da curriculum. Nessuno dovrebbe sentirsi in obbligo, di parlare dei propri sentimenti, per il semplice fatto che la gente voglia saperlo. 
Ma ho anche capito che il grande gesto di Marco, è servito. Ma non è servito a chi con i sorrisini lo ha sempre criticato. È servito a tutte quelle persone, che davanti alla tv hanno visto un uomo di 33 anni, con gli occhi spaventati, le mani che tremano, la voce tremolante raccontare la sofferenza di non sentirsi liberi. 
La libertà, impagabile, di poter andare giro mano nella mano con chi si ama. Fermarsi a metà strada e baciarsi, per il semplice fatto di aver voglia di farlo in quel preciso istante, e non dover aspettare di tornare a casa. La libertà di sedersi, in un cinema buio, a vedere anche il più stupido dei film, e tenersi la mano. 
È servito a chi, (anzi forse non  è servito perché la gente stupida non la cambi) mi ha detto che avrebbe preferito sapere un figlio spacciatore, piuttosto che omosessuale.
Ed io, con fierezza ed orgoglio ho risposto, guardandola negli occhi,
Che di droga si muore.
D’amore no. 

In 11 anni, ho visto tante interviste di Marco, dove alla domanda: sei innamorato?, quasi saltava dalla sedia e lì a rispondere: No, no. Non ho tempo. No, magari più in là. E poi, me lo immagino, magari tornare a casa subito dopo, e dire che invece si, sono innamorato. Invece sì, ho tutto il tempo del mondo per amare. Voglio amare qui e adesso. 
Immagino anche saluti da lontano, troppo lontano. Lontano da chi parla spesso e male.
E poi ricordo, la faccia di Marco durante i concerti, quando il genio del giorno, decideva di dovergli urlare contro qualche offesa. Ricordo: “questa è per tutti gli innamorati. Anche io.”
Ricordo vederlo posizionato in un punto preciso del palco, guardare in basso e cantare: “Sai, mi sono innamorato di te, da quando mi hai guardato per caso.” 

Ama Marco, vivi e sentiti libero. 
Quella libertà che ti è mancata.
Quella che qualcuno voleva calpestare con i piedi. 
Quella che, fin quanto ce l’hai, non sai quanto sia devastante perderla. 
E no, non hai più 16 anni. Ma comportati da tale. Scegli un film a caso, e corri al cinema. 
Tanto al cinema, quando si è liberi, i films  non si guardano neanche. 

Silvi.

martedì 30 ottobre 2018

Una foto di me e di te


Le cose migliori arrivano quando meno te le aspetti, dicono, e questo è esattamente quello che è successo con questa canzone.

Un giorno guardi le foto del tour appena trascorso, quello dopo ti trovi improvvisamente in mano note nuove che ti fanno desiderare di metterti nuovamente in viaggio. Che ti fanno desiderare un nuovo concerto, fosse solo per sentire queste nuove note dal vivo, per sentirle ancora più forti.

Una foto di me e di te è in loop nelle mie orecchie da quasi 48h, e ogni volta che riparte da capo mi sembra quasi di sentirla per la prima volta.

Sapevo, o meglio sentivo, che l’ospitata a Domenica Live ci avrebbe regalato qualcosa di davvero grande, ma mai mi sarei aspettata che ci avrebbe regalato qualcosa di tanto speciale e prezioso.
Quindi le cose con cui faccio e facciamo i conti ora sembrano ancora più intense.

Non ho la presunzione di conoscere a pieno Marco, ma credo di conoscerlo un pochino di più di chi accende la tv un pomeriggio per caso e lo trova in un programma a raccontare e raccontarsi. E, proprio questo, le parole di Marco sono state particolarmente emozionanti, per me ma so per molti di noi. Perché dietro quel sorriso sincero e quegli occhi puri, so che si cela (e neanche tanto nascostamente) una persona molto riservata, a tratti diffidente, una persona che tiene per sé sempre molto fedelmente alcuni pezzi di sé e della propria vita. Una persona che non ama troppo smascherarsi. Per questo credo sinceramente che il gesto di Marco abbia ancora più valore.

E se da una parte mi fa rabbia l’idea di vivere in una società in cui le persone ancora devono confessare apertamente il proprio orientamento sessuale e il proprio essere, dall’altra so che il gesto di Marco ha, in questo senso, un valore immenso che sono convinta potrà essere d’aiuto e di ispirazione a chiunque non riesca a viversi e a vivere con la libertà che invece tutti meriteremmo.

Poi penso a Marco, sorrido e dico grazie. Grazie per esserti fidato di noi e di tutti, in generale, per raccontarti e aprirti e levarti questo peso dallo stomaco, che poi peso non sarebbe mai dovuto essere.

Grazie per aver abbassato le tue difese abbastanza da permetterti di liberarti e iniziare a guardare il mondo, e forse la vita, con altri colori.

Grazie, anche questa volta, per il coraggio. Per il coraggio, la tenerezza e la forza che ho sentito nelle tue parole domenica, e ancora di più per la forza, la tenerezza e il coraggio che sento in questa canzone, mentre racconti di tuo padre. Quel padre che io oggi sono certa ti stia guardando, da ovunque lui sia, e si stia pentendo di non aver colto l’occasione di viverti, almeno un po’. Almeno per quel poco tempo che aveva a disposizione.


Questa canzone è come una piccola nuova finestra aperta sul tuo cuore. E ancora sorrido, perché credo di poter dire di sapere che niente di tutto questo per te sia stato facile o scontato. Far entrare le persone in questo modo, così profondo e così vero, nella tua vita so che non deve essere stato facile.
Ieri hai scritto che in questa canzone ce l’hai messa davvero tutta, e mi si riempie il cuore di orgoglio nel dirti che si sente ogni cosa, ogni minimo sforzo, in ogni nota, in ogni parola. Sembra quasi di poter vedere e sentire ogni volta che, mentre registravi, hai sorriso, hai chiuso gli occhi, hai sentito un tonfo al cuore per la verità delle parole che stavi cantando.

E quindi ancora grazie. Per averci regalato questo nuovo pezzo di vita. Per averci resi partecipi in maniera così profonda e onesta del nuovo capitolo che si aprirà da ora in poi. Un capitolo che è, prima di tutto, personale e umano e questo mi rende ancora più felice, non fosse altro per il bene sincero che ti voglio. Ma un nuovo capitolo che sono certa sarà anche artistico, e questa canzone ne è la prova ma so anche che sarà solo l’inizio.

E io non vedo l’ora Marco, non vedo l’ora di ascoltare tutte le prossime note sincere e vere che ci regalerai. Non vedo l’ora di ascoltare tutte le nuove note che ti stanno frullando in testa. Non vedo l’ora di sentirti di nuovo e ancora così libero.

E, anche se sembra manchi un’eternità al disco e al prossimo tour, io sono felice. Da quasi 3 giorni sono sinceramente felice, perché Dio solo sa da quanto tempo sperassi e ti augurassi questo genere di felicità e serenità.

Quella vera. Quella che non ha bisogno di nascondersi. Quella che ti riempie il cuore e te lo rende leggero.

11 anni, e tu ancora riesci a stupirmi. Ogni volta.
11 anni, e io ancora non realizzo la fortuna che ho avuto nel trovarti.
11 anni, e ancora sicuramente non ho imparato a gestire e affrontare le cose belle che ti riguardano con sobrietà (Marta Porru qui si fa riferimento anche a te, ovviamente).

E no Marco,
non è assolutamente vero che sei sbagliato.
E invece sì,
è vero che hai fatto davvero tutto con le tue gambe.
E sono infinitamente orgogliosa di te, per questo.
Ed è finalmente arrivato il momento di alzarti da quelle scale, smettere di aspettare.
E io non lo so se nevicherà, ma so che sarai più leggero.
E forse questo per ora basta.

A presto Cartino. Che tanto lo sai che ci trovi sempre qui.
Sempre e Per Sempre.

G.


martedì 11 settembre 2018

Un inizio che non ha mai fine

11 Settembre 2018. 23.38. Sassari


Trovo assolutamente ironico ma a tratti anche pazzesco ritrovarmi a scrivere l’ultimo resoconto di questo tour esattamente durante l’ultima sera che passerò a casa mia, in Sardegna, tra le mie cose e persone, prima di tornare a Milano (inserire qui sospiro soffocato espresso dallo stesso Marco domenica).

Trovo ancora più assurdo il mio stato d’animo, nel farlo. Un misto di rabbia, per alcune cose poco piacevoli accadute ma che ho deciso non meritino neanche un ulteriore secondo da parte mia e nostra; rifiuto, perché una parte di me (facciamo anche la più grande) non riesce davvero ad accettare che questa avventura pazzesca sia giunta realmente al termine. Ma anche emozione, un sacco, tantissima, infinita e immensa emozione, perché mi sento fortunata di aver avuto la possibilità e l’occasione di vivere tutto in maniera così intensa, viva e attiva.

E tutto questo mi fa sorridere, perché un tale marasma di emozioni contrastanti è davvero molto da me, ma so che quando riguarda te sono sempre le cose positive a prevalere, e già questo mi basta.
Per questo ho deciso e mi sono imposta di ricordare la giornata di domenica solo per le cose positive, nel tentativo di tralasciare e dimenticare quelle che mi hanno fatto storcere il naso e, soprattutto, quelle che mi hanno fatto proprio schifo.

Voglio ricordare l’attesa solo per averla condivisa (più morti che vivi, ma comunque condivisa) con le mie persone. Per i sorrisi pieni e sinceri che mi sono stati rivolti, per quel paio d’ore spese ad imbustare coriandoli e gonfiare palloncini che ci hanno fatto davvero sentire aria di festa e di concerto. La voglio ricordare per la partecipazione che ho visto e sentito da parte di tutti, per tutti coloro che non vedevano l’ora di ricevere la propria bustina di policolor, di coriandoli, il proprio contenitore di bolle e il proprio sparacoriandolo. La voglio ricordare per gli occhi emozionati di chi c’è stato fino in fondo, e quegli occhi li ho sentiti speciali e senza età. Voglio ricordare le foto stupide, con le facce strane davvero che se le riguardo ora mi chiedo da quale dannato pianeta proveniamo per essere così stupidi. Per me e Gino che ci rendiamo conto di essere vestiti uguali senza neanche esserci messi d’accordo, per me e Marta che condividiamo la stessa borsetta rosa appesa alla transenna ormai da quasi 4 mesi in queste occasioni, tanto da diventare una cosa scontata, per me e Vale che ancora dopo 10 anni non ci siamo stancate di scoprire cose nuove l’una dell’altra. Per Daniela sulla sua immancabile seggiolina e per “Giù la vuoi una birra?”.

Marta Porru Photographer

La porto nel cuore per la band che arriva sempre sorridente, anche se devastata da un viaggio infinito e da 25 scali. Perché davvero ormai anche loro fanno parte pienamente di tutto questo (inserisci qui “con la speranza che sia così anche in futuro”).
E mi fa sorridere. Mi fa sorridere realizzare quante cose siano cambiate in questi mesi di tour. Quanto non solo il concerto in sé sia cambiato, ma quanto siamo cambiati anche noi stessi e forse un po’ anche Marco. Mi fa sorridere la consapevolezza che questo tour avrà sempre un posto davvero speciale nel mio cuore e che ora ci sono un sacco di cose in più che mi ricorderanno questi mesi.
Non potrò più leggere di un evento Holi Color senza pensare a Il cuore muove, alle maschere da mare, a Giorgia e alle pecorelle e a Marco che saltella per tutto il palco spargendo la polverina addosso a tutta la band e su sé stesso.

Non riuscirò più a partecipare ad una laurea senza pensare che tanto nessuno sarà mai in grado di trovare il momento giusto per sparare uno sparacoriandoli come Gino.
Pimpilandia e i negozi di regali mi faranno sempre pensare a me che giro con un sacco di coriandoli da 10 kg sulla schiena, tipo Babbo Natale.
So che non sarà più in grado di guardare foto di un concerto senza pensare “vabbè, Marta l’avrebbe fatta meglio”.
Penso di aver dimenticato il ritmo di alcune canzoni, di cui ormai ricordo solo le variazioni live.
Di sicuro non dimenticherò ogni volta che ho visto Marco felice e soddisfatto, orgoglioso e desideroso di stare sul palco per altri 10 minuti. Di ogni volta che mi sono ritrovata in una sua dedica, e non per egocentrismo ma semplicemente perché mi sono rispecchiata nel suo tentativo di ripercorrere questi 10 assurdi in anni in poche parole. Perché mi ritrovo nella sua necessità di dire grazie.

Marta Porru Photographer

Se c’è qualcosa che Serdiana ha confermato, è che sarò sempre in grado di godermi ogni minuto di ogni concerto anche quando il contesto intorno non sarà dei migliori. Che sarò sempre in grado di estraniarmi dal resto del mondo e godermi ogni attimo di felicità che avrò la possibilità di vivere.
Sono così orgogliosa di tutte le cose che mi e ci portiamo dentro, da questo tour. E mi fa strano ma allo stesso tempo mi fa sorridere il cuore l’idea che quando qualcuno mi chiederà “cos’hai fatto quest’estate?”, io potrò rispondere “ho lavorato e sono andata in tour”. Come se questo tour fosse, effettivamente, anche un po’ mio. Come lo sono tutte le cose che riguardano Marco da 10 anni a questa parte. Come lo sono tutte le cose che abbiamo condiviso, un po’ per il nostro sentirci così profondamente legati a lui, un po’ per la sua capacità incredibile di creare questo rapporto con le persone, di farle sentire partecipi intensamente anche delle cose che non le riguardano realmente in prima persona. E questo sarà sempre ciò che distinguerà Marco da ogni altro artista che abbia mai visto, sentito, ascoltato.

E per questo ti dico grazie, Marco. Perché hai trasformato la tua passione nella nostra. Perché da piccolo, mentre soffiavi le candeline ed esprimevi un desiderio, speravi di cantare per tutta la vita, e oggi noi non desideriamo altro per te.
Grazie per ogni sorriso sincero che ci hai rivolto. Per ogni volta in cui ti sei emozionato con noi. Per ogni volta in cui ti sei sporto fuori dal palco, come per esserci più vicino. Per aver assecondato ogni cosa che ti abbiamo portato davanti, mai per circostanza ma sempre con grande orgoglio nel dire “questi sono molesti”, “questa è la mia fan base”.

Marta Porru Photographer

E credo che non saprai mai quanto siamo orgogliosi di essere davvero la tua fan base. E sì, infondo siamo anche un po’ orgogliosi di essere molesti, perché anche questo ci rende incredibilmente tali e quali (mica ce lo dimentichiamo che hai incendiato il divano di casa, o che quest’estate hai mandato i bambini a fare i gavettoni agli sconosciuti!).
Mi sembra incredibile pensare che questo tour sia finito, al punto che quando domenica chiedevi “volete che incida cose nuove o no?”, per un attimo ci ho davvero dovuto pensare!
Ma sono, soprattutto, incredibilmente orgogliosa di tutto ciò che verrà nel futuro, perché so che sarà immenso. Perché so che sarà tuo, e va bene così.

Grazie per essere sempre la destinazione di un viaggio che non finisce mai.
Grazie, anche questa volta, per avermi regalato delle persone meravigliose che oggi ho la fortuna di chiamare amici.
Grazie per ogni volta in cui mi sono sentita parte del tuo mondo.
Grazie per ogni spettacolo, per ogni nota, per ogni volta che ti batteva il cuore e i tuoi occhi non potevano nasconderlo.
Grazie, soprattutto, per ogni volta in cui hai fatto battere il mio, di cuore.

Mi porto dietro e dentro ogni km percorso con orgoglio. Ogni risata rumorosa che le persone intorno a me mi hanno tirato fuori. Ogni urlo svociato che ritrovo nei video di Andre mentre Marta mi dice “quella sei tu Giulia, ormai le riconosco le tue urla”. Ogni piccola lacrima versata. Per emozione e per orgoglio.

Grazie per la forza che hai avuto, nello stare sul palco e fare il tuo al meglio anche quando sembrava difficile riuscirci.
Domani torno a Milano, con una casa da cercare e 180 nuove foto da appendere alle pareti. Ma soprattutto con il cuore pieno, pienissimo di felicità.
Quella che provi solo per le cose belle, vere e pure. Esattamente come sei tu e come siamo noi.
Grazie, perché so che la fine del viaggio non è mai davvero la fine, ma solo l’inizio di quello successivo.

E mentre tu ti prepari a tornare in sala d’incisione, noi già pensiamo al prossimo tour. E va bene così, perché anche questa volta non abbiamo fretta, ma solo la consapevolezza che ti prenderai tutto ciò che vuoi e che meriti.

Grazie. Per la continua esplosione che fa un casino di rumore, ogni volta.

Marta Porru Photographer
Giulia.

venerdì 31 agosto 2018

Come quello che è per sempre


29 Agosto 2018. 22.28. Sassari

Ho provato, da quando sono rientrata dalla Sicilia, diverse volte a mettermi al pc, davanti al mio solito foglio bianco, per scrivere il mio solito resoconto post-concerto, ma questo tentativo, fino ad oggi, è sempre fallito. Questo credo sia successo per diversi motivi. In parte sicuramente per la necessità di recuperare ore di sonno, considerato che il viaggio ha coinciso con l’inizio delle mie vacanze (che dureranno molto poco) estive (aver dormito quasi 12 ore su un materassino in nave ho deciso che non varrà come riposo ufficiale, tanto per farvelo sapere). Ma credo che la ragione più grande sia stato il malumore che mi ha colpito al rientro, in seguito ad alcuni fatti abbastanza spiacevoli.

Ma ho deciso che non starò qui a parlarne. Ho deciso, voglio, che questo resoconto sia tutto e unicamente positivo. Ho deciso e voglio ricordare questo viaggio, questo concerto, unicamente per il buono e il bello che mi ha portato. Così, sono andata a vedere un po’ di foto scattate da Marta, un po’ di dirette qua e là, e dopo che ieri ho passato circa mezz’ora a tediare mia madre con tutti i dettagli del concerto, sentivo davvero di aver ritrovato il mood giusto. Beh, in realtà così non è stato. A quanto pare avevo bisogno della cosa più semplice del mondo: sedermi con Marta e ricordare tutti i minimi dettagli, quelli divertenti e quelli meno, davanti ad un bel piatto di pasta e mentre lei rischiava di sputarmi il melone in faccia.

Ricordo ancora benissimo il giorno in cui uscì la data in Sicilia. Non ricordo il giorno esatto, ma ricordo perfettamente l’assurdità del momento. Ricordo di come, esattamente il giorno prima, mi fossero capitate davanti alcune foto di paesaggi siciliani e avessi pensato che sarebbe stato bello visitarli. E ricordo benissimo di aver ricevuto, esattamente 2 secondi dopo l’annuncio della data, un messaggio di Marta “Giulia. Voglio andare in Sicilia”. In un altro momento, in un altro contesto, e per un’altra persona, avrei pensato che si trattasse di una coincidenza, di un caso pazzesco. Ma ho imparato, negli anni, che quando si tratta di Marco, il caso non c’entra assolutamente niente. Per questo motivo non è stato poi così difficile dire “Andiamo. Facciamolo”. E non è stato difficile neanche trovare il modo per farlo. Non è stato difficile dire alla mia famiglia “Io lavoro, ma il 21 vado in vacanza”. Non è stato sicuramente difficile metterci in macchina il 21 sera per arrivare a Cagliari. Ed è stato tutt’altro che difficile ritrovare, quella sera stessa, i sorrisi e gli abbracci delle persone che questo tour (e non solo) l’hanno vissuto con noi. Dall’inizio alla fine. E, onestamente, non è stato difficile neanche credere che Gino avesse deciso di fare il biglietto della nave meno di 12 ore prima della partenza, accettando di dormire per 4 notti su un materassino gonfiabile (comprato prima di fare il biglietto della nave ma ehi, se facesse le cose normalmente non sarebbe lui, giusto?!).

Sembra quasi surreale realizzare che questo tour l’abbiamo davvero aperto e chiuso insieme, da Policoro (non riesco più a scriverlo giusto, grazie mille) a Roccamena, passando per Galtellì, per Pula (sia “Pula non Pula” che “Pula Pula”), Cabras e Ussana. Noi c’eravamo sempre, ed è una consapevolezza che mi fa sorridere. Sapere di aver condiviso tutte queste cose, tutte queste emozioni pazzesche con queste persone che amo infinitamente. Sapere di averle, in qualche modo, trovate e ritrovate.

Ed è ancora più bella la sensazione che ho, dopo questo viaggio. Quella di essere ancora più vicina e legata a tutti loro, perché nonostante il fatto che ci conosciamo da 10 anni, mai come quest’anno abbiamo davvero condiviso qualcosa di così forte, insieme.


Vorrei dirvi che siamo stati dei turisti esemplari, che abbiamo progettato un itinerario che è stato poi seguito alla lettera. Vorrei dirvi che abbiamo visitato tutti i monumenti possibili e immaginabili e che abbiamo mangiato leggero così da essere sempre carichi. Ma ecco, sarebbe decisamente una bugia! A nostra discolpa, però, devo dire che:
1.       È piovuto tutti.i.dannatissimi.giorni. Dovrei considerare una coincidenza il fatto che sia successo proprio mentre io stavo in ferie? IO NON CREDO
2.       Si pagava. TUTTO. E con tutto intendo proprio TUTTO, Chiese, Cupole, Giardini. Così, nonostante la passione (da noi solo recentemente scoperta) di Daniela per le Chiese, abbiamo dovuto accontentarci di vederne solo qualcuna (per Gino sono state comunque troppe) e ad ogni suo “guardate ragazzi, una chiesa”, noi ci salvavamo con “vabbè ma tanto si paga. Oppure è chiusa”
3.       Il cibo è buono. C’è poco da girarci intorno, fritto o non fritto, dolce o salato, il cibo era semplicemente troppo buono per poter essere abbandonato. Certo, qualcuno di noi ha esagerato più di altri ma ecco, questa volta eviterò di fare i nomi.

Insomma, esattamente come ogni altra cosa che ci accomuna, questo viaggio è stato tutt’altro che ordinario. Abbiamo scoperto una nuova parola in codice (PIT), ho realizzato che dico “ma chi?” alla Valeria Marini più volte di quante vorrei e ultimo, ma certamente non per importanza, abbiamo tutti capito che il telefono di Dani è scarico e non prende più o meno per il 90% del tempo.

Ma la vera avventura non sono state le 24 ore di nave, tra andata e ritorno. Non è stata neanche la corsa con valigie a carico verso il porto rischiando di rimanere bloccati un’altra settimana a Palermo. La vera avventura è stata, senza dubbio, il tragitto verso Roccamena. Tra il fango, un “rallenta” di Daniela, i fossi, un “rallenta” di Daniela, le salite, un “qui ci ammazzano” di Gino, i cartelli improbabili e tutti noi che “oddio Marco deve fare questa strada”, il tratto dalla fine della “autostrada” fino al paese è durato più di tutto il resto del viaggio. Ma ehi, ce l’abbiamo fatta!

Mi piacerebbe anche dire che il primo approccio col paese sia stato positivo, ma anche in questo caso: perché mentire? È stato, però, bello ricredersi. È stato bello arrivare in un posto che sembrava tutto eccetto che accogliente, e trovare invece persone che ci hanno, letteralmente, aperto le porte di case e Chiese (giuro che a Roccamena erano aperte!). E’ stato bello trovare quel genere di accoglienza che avremmo potuto trovare anche in Sardegna e, per questo, sentirci un po’ meno lontani da casa. È stato quasi emozionante trovare un barista che ha deciso di offrirci un caffè, perché “sono stato 3 anni a La Maddalena, ne sono innamorato e mi manca”. E’ stato sicuramente un colpo di fortuna trovare qualcuno che ci desse riparo in oratorio mentre venivamo assaliti (io e Gino letteralmente) dalla pioggia (pensavamo davvero di poter finire il tour col sole?!).

È stato bello, tra le altre cose, notare i sorrisi delle persone incredule all’idea che potessimo venire da tanto lontano, o che potessimo essere lì da tanto presto. I sorrisi maturi di chi forse non è mai andato molto oltre casa propria, e ci ha guardato con quel misto di ammirazione e incredulità. Così, per questo, mi sento di dire grazie a Marco. Per avermi insegnato ad essere coraggiosa, ad uscire dalla mia zona di comfort più volte di quante ricordi. Per avermi spinto (senza fatica alcuna) a fare programmi all’ultimo secondo, a fare armi e bagagli e partire e chi se ne importa dove o quando, l’importante è andare. Perché so, che una volta cresciuta, una volta che le responsabilità saranno tante, una volta che avrò l’età di quelle persone, potrò guardarmi indietro con malinconia ma mai con rammarico o rimpianto. Perché saprò di aver sempre seguito il cuore e lo stomaco.

Per qualcuno può sembrare un caso anche ci siamo trovati a Roccamena, a cercare di fare una sorpresa a Marco, proprio nel giorno in cui è venuta a mancare Asietta. Io, invece, voglio credere che qualcuno o qualcosa ci abbiamo mandati lì esattamente quando aveva bisogno di trovare visi familiari, quando aveva bisogno di qualcuno che facesse un bordello pazzesco, che “disturbasse la quiete pubblica”. È stato bello vedere il suo sorriso, nel trovarci sotto il palco. Bello perché un sorriso sincero, mai finto o forzato. È stato divertente vederlo posizionarsi esattamente al limite del palco, quando abbiamo iniziato a lanciarci i coriandoli, come se volesse farne parte anche lui. Assolutamente esilarante vederlo tirarsi la maglietta bianca per farsi colpire dai Policolor.

Marta Porru Photographer
È stato emozionante vederlo venire verso di noi di proposito, per farci cantare un pezzetto de La forza mia in sardo, con tanto orgoglio negli occhi. È stato incredibile sentirlo dedicare a tutta la sua terra No Potho Reposare, anche se lontano da casa, con le mani mie, di Daniela, di Marta e di Gino strette forti in un unico abbraccio. Ed è stato assolutamente pazzesco vederlo girarsi dalla band per chiedergli di improvvisare Destinazione paradiso. Pazzesco perché quella canzone è mia e di Marta e l’abbiamo cantata strette strette fino all’ultima nota, sentendone ogni parola, gridandone alcune più forti di altre.

Ma una delle cose che mi rimarranno sempre più impressa, è il calore che ha riservato a Marco quel piccolo paese. Quello di Roccamena resterà, per me, il miglior pubblico di questo tour, a pari merito forse solo con quello di Pula. Ho visto persone che erano arrivate dicendo “no a me non piace, sto solo accompagnando” finire il concerto sudati da quanto avevano saltato e ballato. Ho visto adulti e meno adulti cantare ogni parola di ogni canzone a squarciagola. Ho visto gente tirare fuori i telefoni e accendere le torce nell’esatto momento in cui Marco lo ha chiesto. Ho visto persone partecipare alla nostra piccola scenografia entusiaste, senza preoccuparsi neanche un secondo degli abiti sporchi di colori. Ho visto un pubblico vivo e partecipe. Ho sentito un “se non canti l’ultima, noi non ce ne andiamo” tra Senza rumore e il bis che mi ha fatto sorridere immensamente, perché non veniva dalle prime file dei fan accaniti, ma dalle retrovie, da chi forse era lì per caso ma poi è rimasto fino alla fine per scelta.

Roccamena me lo porto nel cuore per tanti motivi. E nonostante le cose spiacevoli, parlando con Marta oggi ho realizzato quanto in realtà siano poi quelle positive a prevalere. Perché abbiamo cantato e saltato consapevoli che con tutta probabilità sarebbe stata la nostra ultima data, e ce la siamo goduta fino in fondo. Perché abbiamo visto piccoli grandi spiragli di felicità negli occhi di Marco, che ad oggi fanno la differenza. Perché so che finchè lo vedremo così felice, non smetteremo mai, mai, mai di fare ciò che facciamo. Di costruire carnevali e ambaradam, di cantare a squarciagola anche se strilliamo come campane (non sempre, ma capita!), di saltare e rischiare di schiacciare i piedi degli altri.

Marta Porru Photographer
Mi sento molto fortunata. Sia per aver intrapreso questo viaggio, sia per averlo fatto con queste persone. Mi sento, inoltre, molto fortunata perché anche le persone che sono rimaste a casa, ce le siamo portate nel cuore e le abbiamo sentite davvero vicinissime. E questo è, credo, ciò che ci distinguerà sempre dagli altri. La capacità di vivere queste avventure con serenità e gioia, la voglia di condividerle con le persone che ci stanno a cuore. Il tutto senza invidie né dispetti, ma sempre, sempre, sempre mettendoci l’anima.

Perché quello che ho imparato, in questi 10 anni, è che ogni cosa che ho e abbiamo fatto con il cuore, sentendola davvero, ci ha reso sempre maledettamente felici. E questo ha fatto sì che mai, neanche una volta in 10 anni, abbia fatto qualcosa perché sentivo di doverla fare, ma solo ed unicamente perché la sentivo e basta.

Non sono mai andata ad un concerto di Marco per far numero o perché “dovevo” esserci. La verità è che la maggior parte delle volte l’ho fatto per puro egoismo, perché ero io ad averne bisogno. Per questo, quando Marco presentando Il segno che ho di te ha detto “io in realtà non faccio niente, canto e basta”, avrei voluto dirgli che in realtà fa e ha sempre fatto molto più di questo. Avrei voluto dirgli che è, da sempre, l’unico artista in cui trovo sempre un po’ di forza.

Ed è stato così anche questa volta. Ho deciso di andare in Sicilia perché sapevo che ne avrei avuto bisogno. Perché sapevo che dopo Ussana non sarei stata ancora pronta a salutare questo tour (e comunque se pensate che lo sia adesso, vi sbagliate di grosso). Perché sapevo che avrei avuto bisogno di un altro pezzo di questo nostro mondo prima di tornare a Milano per un altro lungo inverno.

Ma l’ho fatto anche perché, fin dall’inizio del tour, ho sentito la voglia e la necessità di viverlo appieno, il più intensamente possibile. E oggi credo che questo derivi dalla mia ansia/paura per il futuro. Per dove mi porteranno tutte le cose che sto facendo. E allora, anche questa volta, sono venuta da te a cercare le risposte di cui avevo bisogno. E l’ho fatto anche perché le responsabilità di cui necessariamente dovrò farmi carico a breve mi spaventano. Mi spaventa non trovare più il tempo per tornare a casa. Mi spaventa alienarmi totalmente in una vita completamente diversa da quella che ho sempre vissuto. Forse scioccamente, mi spaventa anche la consapevolezza che presto, una volta finito di studiare e iniziato a lavorare, forse non avrò più modo per esserci come ho fatto fino ad ora, per fare follie e prenotare aerei improvvisamente per seguirti. E forse per questo già ti chiedo un po’ scusa. Ma ti prometto che, indipendentemente da dove mi porterà la vita, indipendentemente da quale casino starò affrontando, smuoverò sempre mari e monti per esserci, se non fisicamente sempre e comunque con tutto il cuore che ho.

Grazie. Prima di tutto ai miei compagni di viaggio. Per avermi confermato, ancora una volta, che non avrei mai mai mai potuto desiderare nessuno di diverso da voi per vivere questo pezzo di vita.
A Martina, per i sorrisi in videochiamata post-concerto, per la nostra felicità che diventa anche sua perché è semplicemente fatta così. Non vedo l’ora di averti lì sotto con noi.
A Valentina e Giorgia. Voi sapete perché.
A Katia. Per aver confermato e rafforzato ogni impressione positiva che avevo di lei.
A CartaVincente e tutti coloro che sono stati felici della nostra felicità.
A te, per avermi regalato una delle serate più belle di sempre. Per averci regalato un tour infinitamente bello e ricco e pieno, che non dimenticheremo mai.
Per averci regalato, ancora una volta, te.
Buona fortuna per la tua nuova sfida, anche se so che non ne hai bisogno. Non esistono parole al mondo per esprimere quanto sia orgogliosa di te.
Penso sempre che un giorno non avrò più niente da dire o da scrivere o da sentire, alla fine di un concerto. Ma poi quel giorno non arriva mai. Grazie anche per questo. Per farmi scoprire, sempre, piccoli nuovi pezzi di me.

Giulia.

sabato 18 agosto 2018

Punto Felice


18 Agosto 2018. 23.39. Sassari

È il 18 agosto, il che vuol dire che sono passati esattamente 3 giorni dall’ultimo concerto. E anche se in realtà sembrano 2 (perché il 16 ho dormito 4 ore e lavorato per 12 quindi mi sembra che in realtà non sia stato altro che un prolungamento del 15), sento già un po’ di nostalgia. Quel pizzico al cuore e quella stretta allo stomaco che si provano solo per le cose belle. Solo per quelle che rendono felici. Felici davvero.

Marta Porru Photographer

È stato il Ferragosto più insano di sempre, in ogni senso possibile e immaginabile! Ricordo che quando uscì questa data dissi a Marta “Marta, non  ce la farò mai. Il 15 serviamo il pranzo di Ferragosto allo stabilimento, il 16 ci sono i fuochi, c’è un delirio, non mi daranno mai il giorno per andare”. E Marta mi disse “Giulia. Partiamo dopo pranzo e rientriamo a fine concerto” (se mai vi siete chieste perché le voglio così bene, questo è certamente uno dei tanti motivi). Così, quando è arrivato il momento di stabilire i miei turni lavorativi per questa stagione estiva, la prima cosa che ho detto (anzi la seconda, la prima è un segreto!) è stata “vengo solo se il 15 posso uscire prima!”. E siccome ho una famiglia meravigliosa, non solo sono uscita prima, ma sono addirittura andata via alle 14 nel bel mezzo del pranzo (13.58, per essere precisi!). Ho spinto sull’acceleratore come non facevo dall’avventura a Pula (non ditelo a mia madre, grazie) e dopo esattamente 28 minuti ero tornata a Sassari, avevo fatto la doccia e io e Marta eravamo pronte a salire in macchina. Ora, preferirei tralasciare l’ora trascorsa in 131 con la macchina ferma perché sembrava avesse un problema, per poi scoprire grazie ad un meccanico trovato per caso in una stazione di servizio che ci stavamo facendo delle seghe mentali e la macchina non aveva niente che non andasse. Ma insomma, mi sembra giusto comunque far riferimento alla cosa (il Ferragosto più insano di sempre, ricordate?!).

Mi piacerebbe anche poter evitare di dire che ci siamo trovate bel mezzo di una tempesta d’acqua a circa 40 km da Ussana, e nel bel mezzo di un’altra quando siamo arrivate a destinazione. Ma ecco, anche in questo caso, per onestà di cronaca, mi sembra giusto dirlo. E comunque sul serio: CHE PROBLEMI HA LA PIOGGIA CON NOI, ESATTAMENTE?


Quello che invece sono davvero felice di raccontare, sono i sorrisi delle persone che ho ritrovato. Quelli onesti e sinceri di chi condivide tutto questo con me. Quelli veri e pieni di chi aspetta con te e per te. Sono felice di raccontare delle ore trascorse a preparare questa festa. Perché davvero ridurre il tutto alla parola “concerto” credo che sarebbe eccessivamente riduttivo. Sono felice di raccontare e ricordare l’imbustamento dei coriandoli, la sistemazione della bandiera, la distribuzione delle bolle di sapone e dei colori. Della crostata di Marta e dei malloreddus di Daniela (che aspettavamo tutti con ansia dai tempi di Gesturi). 

La data di Ussana rimarrà impressa nel mio cuore e nella mia mente per sempre. Perché mi ha regalato tantissimi ricordi e sorrisi infiniti. Perché mi ha ricordato, per l’ennesima volta, perché faccio ciò che faccio. Perché supporto questa persona, perché seguo questo artista. Perché, ancora dopo 10 anni, resta una delle mie persone preferite in tutto il mondo. Mi ha ricordato il bello dei km percorsi e delle ore trascorse con le persone che amo e senza le quali tutto questo significherebbe molto meno. Mi ha ricordato la bellezza di una risata profonda.



Mi ha ricordato che negli ultimi mesi non ho riso né sorriso abbastanza. Ma la maggior parte delle volte in cui l’ho fatto mi trovavo sotto quel palco. Mi ha ricordato la spontaneità dei miei 24 anni, che a volte dimentico nella frenesia di tutti i giorni. Negli impegni continui. Nelle responsabilità dello studio e del lavoro. Nell’ansia per il futuro e per la vita. Mi ha ricordato che uno dei motivi, dei tanti motivi, per cui Marco è ancora nella mia vita e per cui credo che ci sarà per sempre, è perché semplicemente mi fa sentire viva. E felice. Spensierata. E vera. E mi rendo conto che più passano gli anni e più le occasioni, nella vita di tutti i giorni, per sentirmi così siano sempre meno. E forse questo mi fa sentire la necessità di aver sempre più Marco e la sua musica nella mia vita. 

E mi sento, anche oggi, estremamente fortunata. Fortunata di far parte di quel gruppo di persone che in questi 10 anni non se n’è mai andata. Di chi è rimasto anche quando non era d’accordo. Di chi c’è stato sempre. Di chi, come ha detto Marco, non ha perso tempo in chiacchiere inutili ma c’è stato e basta. E non è facile. Perché 10 anni sono tanti e soprattutto nel periodo adolescenziale in 10 anni succedono un sacco di cose, un sacco di cambiamenti. Ed è stato così anche per me. Sono cambiata mille volte, sono cambiate le persone intorno a me, sono cambiate situazioni e circostanze. Ma ciò che non è davvero mai cambiata è la necessità che sento di far parte di questo mondo. La voglia di aspettare ogni concerto. L’impazienza di sentire ogni nuova canzone perché so che troverò sempre un pezzo di me al suo interno, e ancora mi chiedo come diavolo sia possibile! L’ansia prima di ogni appuntamento, che sia un firma copie, un concerto, un’ospitata. Ma quell’ansia bella. Quell’ansia che riserviamo solo alle cose davvero importanti.
Ussana me la tengo nel cuore per mille motivi. Per tutte le sorprese riuscite che hanno reso felice Marco. Per i cerotti, i coriandoli, le bolle di sapone, gli sparacoriandoli e i colori. Ma, allo stesso modo, anche per tutte le cose che hanno reso felici noi. La cena seduti per terra davanti al palco, con le persone del posto che ci dicevano “ma voi davvero siete venute da Sassari?” e io che rispondevo “sapeste fino a dove siamo andati”. La nostra foto con Marco a fine concerto, che dice molto più di quanto qualsiasi parola potrà mai dire.




Questo concerto mi resta nel cuore per la dolcezza del momento tra Marco e Zoe. Per Zoe che ci chiede i cerotti così può avere un autografo anche lei “e poi gli altri li do a zio, tanto a lui servono”.


Resta nel cuore perché nel primo concerto di Marco in Sardegna dopo l’intervento, ho ritrovato sempre lo stesso ragazzo ma con occhi diversi. Gli occhi di chi è pronto a prendersi e riprendersi tutto. Gli occhi di chi  vuole godere di ogni singolo istante, di ogni singolo traguardo. Gli occhi di chi non è più disposto ad aspettare. E ho trovato una voce. Una voce che davvero non so da dove abbia tirato fuori, dopo l’intervento che ha subito.

Ma so che anche questa volta, non dovrei neanche sentirmi così stupita. So che anzi, mi sarei forse stupita maggiormente se non avessi trovato tutte queste cose. Tutta questa persona. Tutto questo artista. Semplicemente perché questo è Marco. Lo è da sempre, ma sempre con un po’ di forza in più. Sempre con un po’ di consapevolezza in più. Sempre con un po’ più di coraggio e determinazione.

Marta Porru Photographer

Ussana resta nel cuore per il senso di pienezza e rilassatezza che ho provato a fine concerto.


È strano come, dopo ogni concerto, mi senta sempre un pelino più vicina a Marco. Come se lo capissi un pochino di più. Ma la cosa più assurda è quanto mi senta un po’ più vicina a me stessa, dopo ogni concerto. Come se mi capissi un pochino di più.

E credo che sia per questo che sento che Marco e il mondo che gli gira intorno saranno sempre una costante nella mia vita. Forse una delle poche, perché mi rendo conto di quanto tutto cambi velocemente. Ma non questo.

Questo fa parte sempre della mia lista delle cose da fare che stilo con più facilità.
Questo lo tengo sempre in un cassetto ben ordinato, dentro di me, a differenza di tutto il resto.

Questo credo sia anche un po’ quello che mi rende chi sono. Perché so con certezza che se non avessi seguito Marco, se non avessi fatto tutti i viaggi che ho fatto, se non mi fossi trovata nelle situazioni più improbabili per seguirlo, sarei senza dubbio una persona diversa. E neanche mi interessa sapere se sarei migliore o peggiore. Perché ciò che sono oggi, mi basta.

L’idea che questo tour stia volgendo al termine (fatemi uscire altre date, grazie) mi lascia un po’ di amarezza. Ma la consapevolezza di averlo vissuto a pieno, mi fa invece sorridere. Mi ha riportato un po’ indietro nel tempo, al tour de “Il cuore muove” nel 2010-2011, ma oggi con consapevolezze diverse, che l’hanno reso forse ancora più bello ai miei occhi.

E così anche questa volta, mi ritrovo a dire grazie.
A chi è con me, sempre.
A chi ride e sorride accanto a me, ogni volta.
A chi mi stringe la mano quando sto per piangere.
A chi non c’è fisicamente ma sento comunque vicina.
Alla band, per essere il gruppo migliore che potessimo desiderare per questo tour (e facciamo anche per i prossimi, grazie!).

A Marco. Per essere sempre il mio punto felice. Il mio posto nel mondo. Casa mia, ovunque sia.
Non sarò mai davvero in grado di esprimere il rispetto, la stima e la gratitudine che provo nei tuoi confronti. Ma ti prometto che, ogni volta che potrò, mi troverai sotto quel palco ad urlare un po’ di più, a sorridere un po’ di più. Ad emozionarmi. Sempre molto di più.

Ci vediamo presto, promesso.
Giulia.