sabato 18 agosto 2018

Punto Felice


18 Agosto 2018. 23.39. Sassari

È il 18 agosto, il che vuol dire che sono passati esattamente 3 giorni dall’ultimo concerto. E anche se in realtà sembrano 2 (perché il 16 ho dormito 4 ore e lavorato per 12 quindi mi sembra che in realtà non sia stato altro che un prolungamento del 15), sento già un po’ di nostalgia. Quel pizzico al cuore e quella stretta allo stomaco che si provano solo per le cose belle. Solo per quelle che rendono felici. Felici davvero.

Marta Porru Photographer

È stato il Ferragosto più insano di sempre, in ogni senso possibile e immaginabile! Ricordo che quando uscì questa data dissi a Marta “Marta, non  ce la farò mai. Il 15 serviamo il pranzo di Ferragosto allo stabilimento, il 16 ci sono i fuochi, c’è un delirio, non mi daranno mai il giorno per andare”. E Marta mi disse “Giulia. Partiamo dopo pranzo e rientriamo a fine concerto” (se mai vi siete chieste perché le voglio così bene, questo è certamente uno dei tanti motivi). Così, quando è arrivato il momento di stabilire i miei turni lavorativi per questa stagione estiva, la prima cosa che ho detto (anzi la seconda, la prima è un segreto!) è stata “vengo solo se il 15 posso uscire prima!”. E siccome ho una famiglia meravigliosa, non solo sono uscita prima, ma sono addirittura andata via alle 14 nel bel mezzo del pranzo (13.58, per essere precisi!). Ho spinto sull’acceleratore come non facevo dall’avventura a Pula (non ditelo a mia madre, grazie) e dopo esattamente 28 minuti ero tornata a Sassari, avevo fatto la doccia e io e Marta eravamo pronte a salire in macchina. Ora, preferirei tralasciare l’ora trascorsa in 131 con la macchina ferma perché sembrava avesse un problema, per poi scoprire grazie ad un meccanico trovato per caso in una stazione di servizio che ci stavamo facendo delle seghe mentali e la macchina non aveva niente che non andasse. Ma insomma, mi sembra giusto comunque far riferimento alla cosa (il Ferragosto più insano di sempre, ricordate?!).

Mi piacerebbe anche poter evitare di dire che ci siamo trovate bel mezzo di una tempesta d’acqua a circa 40 km da Ussana, e nel bel mezzo di un’altra quando siamo arrivate a destinazione. Ma ecco, anche in questo caso, per onestà di cronaca, mi sembra giusto dirlo. E comunque sul serio: CHE PROBLEMI HA LA PIOGGIA CON NOI, ESATTAMENTE?


Quello che invece sono davvero felice di raccontare, sono i sorrisi delle persone che ho ritrovato. Quelli onesti e sinceri di chi condivide tutto questo con me. Quelli veri e pieni di chi aspetta con te e per te. Sono felice di raccontare delle ore trascorse a preparare questa festa. Perché davvero ridurre il tutto alla parola “concerto” credo che sarebbe eccessivamente riduttivo. Sono felice di raccontare e ricordare l’imbustamento dei coriandoli, la sistemazione della bandiera, la distribuzione delle bolle di sapone e dei colori. Della crostata di Marta e dei malloreddus di Daniela (che aspettavamo tutti con ansia dai tempi di Gesturi). 

La data di Ussana rimarrà impressa nel mio cuore e nella mia mente per sempre. Perché mi ha regalato tantissimi ricordi e sorrisi infiniti. Perché mi ha ricordato, per l’ennesima volta, perché faccio ciò che faccio. Perché supporto questa persona, perché seguo questo artista. Perché, ancora dopo 10 anni, resta una delle mie persone preferite in tutto il mondo. Mi ha ricordato il bello dei km percorsi e delle ore trascorse con le persone che amo e senza le quali tutto questo significherebbe molto meno. Mi ha ricordato la bellezza di una risata profonda.



Mi ha ricordato che negli ultimi mesi non ho riso né sorriso abbastanza. Ma la maggior parte delle volte in cui l’ho fatto mi trovavo sotto quel palco. Mi ha ricordato la spontaneità dei miei 24 anni, che a volte dimentico nella frenesia di tutti i giorni. Negli impegni continui. Nelle responsabilità dello studio e del lavoro. Nell’ansia per il futuro e per la vita. Mi ha ricordato che uno dei motivi, dei tanti motivi, per cui Marco è ancora nella mia vita e per cui credo che ci sarà per sempre, è perché semplicemente mi fa sentire viva. E felice. Spensierata. E vera. E mi rendo conto che più passano gli anni e più le occasioni, nella vita di tutti i giorni, per sentirmi così siano sempre meno. E forse questo mi fa sentire la necessità di aver sempre più Marco e la sua musica nella mia vita. 

E mi sento, anche oggi, estremamente fortunata. Fortunata di far parte di quel gruppo di persone che in questi 10 anni non se n’è mai andata. Di chi è rimasto anche quando non era d’accordo. Di chi c’è stato sempre. Di chi, come ha detto Marco, non ha perso tempo in chiacchiere inutili ma c’è stato e basta. E non è facile. Perché 10 anni sono tanti e soprattutto nel periodo adolescenziale in 10 anni succedono un sacco di cose, un sacco di cambiamenti. Ed è stato così anche per me. Sono cambiata mille volte, sono cambiate le persone intorno a me, sono cambiate situazioni e circostanze. Ma ciò che non è davvero mai cambiata è la necessità che sento di far parte di questo mondo. La voglia di aspettare ogni concerto. L’impazienza di sentire ogni nuova canzone perché so che troverò sempre un pezzo di me al suo interno, e ancora mi chiedo come diavolo sia possibile! L’ansia prima di ogni appuntamento, che sia un firma copie, un concerto, un’ospitata. Ma quell’ansia bella. Quell’ansia che riserviamo solo alle cose davvero importanti.
Ussana me la tengo nel cuore per mille motivi. Per tutte le sorprese riuscite che hanno reso felice Marco. Per i cerotti, i coriandoli, le bolle di sapone, gli sparacoriandoli e i colori. Ma, allo stesso modo, anche per tutte le cose che hanno reso felici noi. La cena seduti per terra davanti al palco, con le persone del posto che ci dicevano “ma voi davvero siete venute da Sassari?” e io che rispondevo “sapeste fino a dove siamo andati”. La nostra foto con Marco a fine concerto, che dice molto più di quanto qualsiasi parola potrà mai dire.




Questo concerto mi resta nel cuore per la dolcezza del momento tra Marco e Zoe. Per Zoe che ci chiede i cerotti così può avere un autografo anche lei “e poi gli altri li do a zio, tanto a lui servono”.


Resta nel cuore perché nel primo concerto di Marco in Sardegna dopo l’intervento, ho ritrovato sempre lo stesso ragazzo ma con occhi diversi. Gli occhi di chi è pronto a prendersi e riprendersi tutto. Gli occhi di chi  vuole godere di ogni singolo istante, di ogni singolo traguardo. Gli occhi di chi non è più disposto ad aspettare. E ho trovato una voce. Una voce che davvero non so da dove abbia tirato fuori, dopo l’intervento che ha subito.

Ma so che anche questa volta, non dovrei neanche sentirmi così stupita. So che anzi, mi sarei forse stupita maggiormente se non avessi trovato tutte queste cose. Tutta questa persona. Tutto questo artista. Semplicemente perché questo è Marco. Lo è da sempre, ma sempre con un po’ di forza in più. Sempre con un po’ di consapevolezza in più. Sempre con un po’ più di coraggio e determinazione.

Marta Porru Photographer

Ussana resta nel cuore per il senso di pienezza e rilassatezza che ho provato a fine concerto.


È strano come, dopo ogni concerto, mi senta sempre un pelino più vicina a Marco. Come se lo capissi un pochino di più. Ma la cosa più assurda è quanto mi senta un po’ più vicina a me stessa, dopo ogni concerto. Come se mi capissi un pochino di più.

E credo che sia per questo che sento che Marco e il mondo che gli gira intorno saranno sempre una costante nella mia vita. Forse una delle poche, perché mi rendo conto di quanto tutto cambi velocemente. Ma non questo.

Questo fa parte sempre della mia lista delle cose da fare che stilo con più facilità.
Questo lo tengo sempre in un cassetto ben ordinato, dentro di me, a differenza di tutto il resto.

Questo credo sia anche un po’ quello che mi rende chi sono. Perché so con certezza che se non avessi seguito Marco, se non avessi fatto tutti i viaggi che ho fatto, se non mi fossi trovata nelle situazioni più improbabili per seguirlo, sarei senza dubbio una persona diversa. E neanche mi interessa sapere se sarei migliore o peggiore. Perché ciò che sono oggi, mi basta.

L’idea che questo tour stia volgendo al termine (fatemi uscire altre date, grazie) mi lascia un po’ di amarezza. Ma la consapevolezza di averlo vissuto a pieno, mi fa invece sorridere. Mi ha riportato un po’ indietro nel tempo, al tour de “Il cuore muove” nel 2010-2011, ma oggi con consapevolezze diverse, che l’hanno reso forse ancora più bello ai miei occhi.

E così anche questa volta, mi ritrovo a dire grazie.
A chi è con me, sempre.
A chi ride e sorride accanto a me, ogni volta.
A chi mi stringe la mano quando sto per piangere.
A chi non c’è fisicamente ma sento comunque vicina.
Alla band, per essere il gruppo migliore che potessimo desiderare per questo tour (e facciamo anche per i prossimi, grazie!).

A Marco. Per essere sempre il mio punto felice. Il mio posto nel mondo. Casa mia, ovunque sia.
Non sarò mai davvero in grado di esprimere il rispetto, la stima e la gratitudine che provo nei tuoi confronti. Ma ti prometto che, ogni volta che potrò, mi troverai sotto quel palco ad urlare un po’ di più, a sorridere un po’ di più. Ad emozionarmi. Sempre molto di più.

Ci vediamo presto, promesso.
Giulia.

1 commento:

Francesca da Rimini ha detto...

Semplicemente Giulia.
Semplicemente Amore.
Semplicemente Marco.