Ho cercato, in questa “quasi settima",dopo il concerto, di riordinare tutti i miei
ricordi, di mettere insieme i miei pensieri per riuscire a scrivere
qualcosa. Poi, improvvisamente, mentre riascolto “Il segno che ho
di te” di quel giorno, mi rendo improvvisamente conto di una cosa:
non ci sono pensieri, non ci sono ricordi…ci sono immagini, ci sono
canzoni, ci sono sentimenti. Allora ho deciso di mettere per iscritto
questo, questeimmagini e queste sensazioni che durante tutta questa
settimana non mi hanno abbandonato neanche un attimo.
È impressionante
rendersi conto che al termine di ogni esperienza del genere qualcuno
dica: “Chi non c’era non può capire!”, ancora più
impressionante capire quanto questo sia incredibilmente vero, sempre!
Ma non so, credo che questa volta ci sia qualcosa di più…forse una
consapevolezza nuova. La consapevolezza, la certezza, che nonostante
tutto, nonostante le difficoltà, nonostante i sacrifici, nonostante
i muri e le barriere che ancora bisogna abbattere, Marco c’è. E
credo ci sia poco da dire e poco da controbattere al riguardo. “Ma
perché, Marco Carta canta ancora?”. Si amici e nemici, Marco Carta
canta ancora, e canta sempre meglio! Credo che la paura più grande
per tutti, fosse ritrovarlo non in piena forma dopo lo stop,
l’intervento, Amici Big e tutto quello che è passato sotto i ponti
in questi mesi. È invece, con grande gioia, ci siamo tutti veramente
sbagliati. Marco non è in forma…Marco è semplicemente Marco,
Marco è cresciuto, e non di età…parlo di una crescita artistica
che ha lasciato tutti a bocca aperta. Quello che vorrei raccontare
io, è un Marco totalmente nuovo, e non perché adesso non stecca
mezza nota e riesce in acuti micidiali, Marco è diverso perché ha
una luce diversa negli occhi. Marco è diverso perché non è più
“Marcolino”, non è più “Cartino”: Marcolino è diventato
Marco! E questo cambiamento, questa crescita che aspettavamo ma che
sapevamo con certezza che sarebbe arrivata, è arrivata talmente in
fretta da non lasciarmi neppure il tempo di accorgermene, e con tutta
la sua grandezza ci ha sommerso e avvolto tutti e duemila quanti
eravamo! La verità è che non credo sia una radio, un programma o
una rivista a decretare la grandezza di un artista e tanto meno di
una persona, credo piuttosto che le nostre azioni, i nostri pensieri,
dicano molto più di noi e del nostro animo. E quello che posso dire
con certezza è che Marco dimostra ogni giorno di essere puro,
semplice ma allo stesso tempo grande e immenso. L’immagine che mi
resterà sicuramente più impressa e chiara è il suo sorriso, il suo
enorme sorriso nel rendersi conto ancora una volta che ce la sta
facendo, che noi ci siamo e ci saremo; i suoi grazie; gli occhi e il
dito puntato al celo quasi per raggiungere Lei, perché anche Lei era
lì..la sua presenza si sentiva forte; il suo bacio al pavimento
durante “La forza mia”; il battito delle mani in “Solo un
ricordo ma immenso”; gli occhi lucidi di “La donna cannone” e
tante, tante altre che semplificarle in due righe sarebbe davvero
troppo riduttivo. Tra le mie emozioni ricorderò sicuramente il
battito accelerato del mio cuore nell’intro, e la sua esplosione
quando vedo apparire quel piccoletto sul palco; il nodo allo stomaco
in “Scelgo me”, la canzone che in assoluto più sento mia, più
mi rappresenta; la miriade di ricordi di “Ti rincontrerò” e de
“Il cuore muove” e ancora di più tutti i miei sorrisi, sorrisi
pieni di gioia, pieni d’amore, pieni di vita. Credo che la frase
che più mi si addice in questo momento sia il titolo di un libro di
Fabio Volo: “E’ una vita che ti aspetto”. Forse a 19 anni non
si può ancora considerare una vita, ma quando avevo 13 anni non
avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata invasa da tutte queste
bellissime cose, da tutte queste bellissime emozioni e soprattutto da
tutte queste bellissime persone; non avrei mai immaginato che
qualcuno potesse arrivare a toccarmi così profondamente; non avrei
mai immaginato che una voce potesse farmi scoppiare il cuore dentro
il petto; non avrei mai immaginato di sentirmi così viva. Per cui
sì, era una vita che ti aspettavo, e ora che sei arrivato mi chiedo
cosa sarei stata senza di te, cosa sarei stata senza “Ti
rincontrerò”, “La forza mia”, “Vorrei tenerti qui”, “Dentro
questa musica”, “Un giorno perfetto”, “Il segno che ho di
te”, “Il cuore muove”, “Quello che dai”, “Niente più di
me”, “Un motivo per restare”, “Un libro senza pagine”,
“Sempre”, “Mi hai guardato per caso”, “Necessità
lunatica”, “Ti voglio bene”, “Chiudi gli occhi”, “Fammi
entrare” e soprattutto “Scelgo me”; cosa sarei stata e cosa
sarei senza di voi, che fate ormai profondamente parte di me e di
quello che sono. Non sarei sicuramente la stessa persona perché sono
estremamente convinta che la musica ci cambi come nient’altro al
mondo, perché sono di quelle a cui una singola canzone può cambiare
l’umore, sono di quelle a cui una voce può cambiare la vita. Io
ringrazio il cielo per avermi dato questo immenso regalo, questa
fortuna così grande; ringrazio di poterla condividere con persone
che amo, perché dopo questo 17 maggio a Roma sono convinta che le
cose e le emozioni abbiano davvero molto più valore se condivise; e
ringrazio soprattutto di poter dire che io, quel 17 maggio 2013, ero
in mezzo a 2000 persone a guardare un unico piccolo grande artista
dimostrare al mondo che il talento, quello vero, non si può
nascondere, non si può fingere, non si può imitare. TU, Marco, non
puoi essere imitato.
Io non so se tutto questo durerà per
sempre, quello che so e che sarò al suo fianco quando i suoi sogni
si realizzeranno e anche quando le delusioni lo butteranno a terra.
Quello che spero è che ciò che sento e che provo adesso possa
accompagnarmi per tutta la vita e chissà, magari anche dopo.
Era una vita che ti aspettavo, grazie
per essere arrivato così presto.
Ringrazio Voi, non c’è bisogno di
nominarvi. Vi amo ogni giorno di più.
Giulia.