mercoledì 31 ottobre 2018

Ad esser se stessi non c'è niente di male

Negli ultimi giorni ho cercato di leggere la maggior parte dei commenti a seguito della puntata di domenica live.
E ho letto di tutto.
Sono passata dal “classico” ricchione, al “vabbè, l’avevamo capito prima noi di lui”, a “da quando lo sapevo”.
Ma c’è qualcosa che mi ha stupito, un pochino di più. O semplicemente, infastidito un pochino di più.
Ed è stato leggere una mamma piena di indignazione sostenere che: i bambini vanno tutelati da queste “cose”, ed è brutto che lei e sua figlia debbano vedere certi spettacoli nel primo pomeriggio. (Fortunatamente non ricordo esattamente le parole.)
Avrei voluto rispondere alla signora, ma non l’ho fatto. Sarebbe scendere a dei livelli talmente bassi, quasi da far schifo. 
Ho letto chi sosteneva strani giochi di marketing e business.
Ho letto parole da parte di omosessuali, che avrebbero dovuto capire più di altri, e invece no. 

Allo stesso modo, ho letto commenti talmente belli, da cancellare i soliti ed immancabili leoni da tastiera. 

Ho letto comunità LGTB dire grazie a Marco, per l’enorme messaggio che ha dato ai giovani che ancora hanno paura di esporsi.
Ho letto gli stessi ragazzi, invidiare il coraggio che Marco ha avuto, il coraggio che molto probabilmente loro non avranno mai.
Ho letto anche: “da oggi avrai un fan in più, conta su di me. “
Ma ho letto tante, tantissime persone, che hanno messo da parte tutto il pregiudizio e hanno ascoltato ed acquistato la canzone. Innamorandosene, e rispecchiandosi in essa.
Quella canzone, che mi ha fatto piangere mentre anche io aspetto mio padre seduta sulle scale.
Lui che “La foto di me e di te” ce l’aveva davvero in tasca. 

Io, ho sempre sostenuto che, l’orientamento sessuale non è da curriculum. Nessuno dovrebbe sentirsi in obbligo, di parlare dei propri sentimenti, per il semplice fatto che la gente voglia saperlo. 
Ma ho anche capito che il grande gesto di Marco, è servito. Ma non è servito a chi con i sorrisini lo ha sempre criticato. È servito a tutte quelle persone, che davanti alla tv hanno visto un uomo di 33 anni, con gli occhi spaventati, le mani che tremano, la voce tremolante raccontare la sofferenza di non sentirsi liberi. 
La libertà, impagabile, di poter andare giro mano nella mano con chi si ama. Fermarsi a metà strada e baciarsi, per il semplice fatto di aver voglia di farlo in quel preciso istante, e non dover aspettare di tornare a casa. La libertà di sedersi, in un cinema buio, a vedere anche il più stupido dei film, e tenersi la mano. 
È servito a chi, (anzi forse non  è servito perché la gente stupida non la cambi) mi ha detto che avrebbe preferito sapere un figlio spacciatore, piuttosto che omosessuale.
Ed io, con fierezza ed orgoglio ho risposto, guardandola negli occhi,
Che di droga si muore.
D’amore no. 

In 11 anni, ho visto tante interviste di Marco, dove alla domanda: sei innamorato?, quasi saltava dalla sedia e lì a rispondere: No, no. Non ho tempo. No, magari più in là. E poi, me lo immagino, magari tornare a casa subito dopo, e dire che invece si, sono innamorato. Invece sì, ho tutto il tempo del mondo per amare. Voglio amare qui e adesso. 
Immagino anche saluti da lontano, troppo lontano. Lontano da chi parla spesso e male.
E poi ricordo, la faccia di Marco durante i concerti, quando il genio del giorno, decideva di dovergli urlare contro qualche offesa. Ricordo: “questa è per tutti gli innamorati. Anche io.”
Ricordo vederlo posizionato in un punto preciso del palco, guardare in basso e cantare: “Sai, mi sono innamorato di te, da quando mi hai guardato per caso.” 

Ama Marco, vivi e sentiti libero. 
Quella libertà che ti è mancata.
Quella che qualcuno voleva calpestare con i piedi. 
Quella che, fin quanto ce l’hai, non sai quanto sia devastante perderla. 
E no, non hai più 16 anni. Ma comportati da tale. Scegli un film a caso, e corri al cinema. 
Tanto al cinema, quando si è liberi, i films  non si guardano neanche. 

Silvi.

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