domenica 27 maggio 2018

E poi ci siamo noi, che non ci siamo mai arresi

27 Maggio 2018, h 14.20, Milano Malpensa


Eccomi qui, di ritorno da un altro viaggio. Sono sul treno verso Milano da Malpensa, con tutta una serie di emozioni drasticamente contrastanti, in cui certamente la malinconia già prevale, e un po’ di tristezza per la consapevolezza che, per la prima volta nella mia vita, passerò i primi mesi estivi lontana da casa, quella vera.

Mai come oggi mi sembra difficile trovare le parole. Mai come oggi mi sembra che qualsiasi cosa io possa dire, non renderà mai, mai, mai giustizia a ciò che stato l’ultimo concerto.

Ieri riflettevo su quanto fortunata sia stata e sia, quest’anno, per essere riuscita a far coincidere miliardi di cose ed essere stata sotto quel palco già 3 volte (4 se consideriamo quello che sarebbe dovuto essere Pula). Fortunata perché amici e parenti mi hanno fatto gli unici regali che davvero desideravo: biglietti aerei per raggiungerti. Un po’ anche incosciente, perché tutto sta coincidendo anche con gli esami estivi, ma nonostante i prossimi due giorni saranno totalmente devastanti e incasinati, ho avuto il coraggio di fare tutto quello che avrei voluto. Quindi ecco, questa volta mi sento di dire un po’ grazie anche a me stessa, per non essermi fatta fermare da mille difficoltà.

Il concerto di Cabras è stato speciale, per tanti motivi. Lo è stato dall’inizio. Lo è stato da quando io e Marta siamo partite, con lei che sparava un “che ansia” più o meno ad ogni km. Lo è stato nel viaggio, con la musica alta e i sorrisi di chi sta tornando in un posto felice. Lo è stato nell’arrivo, nel vedere il cartello stradale che aspettavamo quasi da un mese. Nel vedere il sole e realizzare che, finalmente, questa volta non avremmo dovuto temere la pioggia! Lo è stato nell’arrivare in una piazza bellissima e trovare le persone con cui stiamo condividendo praticamente ogni cosa, ed è stato magico. Perché Valentina non la vedevo da Villacidro, e trovare Gino che riempiva sacchetti del freezer di coriandoli è stato una via di mezzo tra esilarante ed emozionante.

Cabras è stato speciale perché i miei amici mi hanno fatto l’ennesima sorpresa, portando la targa che avrebbero dovuto consegnarti a Pula, e permettendomi così di poterci essere. Di poterti sentire leggere le parole che ho contribuito a creare per te.




È stato divertente, nel suo essere assolutamente fuori di testa. Nella battaglia di coriandoli alle 3 del pomeriggio. Nelle chiacchiere con quelli del service, che ormai sono abituati a vederci arrivare prima di loro. Nella ricerca estenuante dell’ombra. Nelle dirette su Musicando. Nella creazione dei cartelloni con i pennarelli scarichi.

È stata una di quelle cose che non dimenticherò mai. Perché le attese per molti sono noiose e logoranti, per noi sono parte integrante di ciò che sarà dopo.

È stato ritrovare Daniela, ancora una volta, per l’ennesima volta, accanto a me, a prendermi per mano, ad abbracciarmi, a vivere con me.

È stato rubare starlight e ritrovarseli ovunque, per poi rimpiangerlo (più o meno) rivedendoci nei video di Andrea (“DANIELA DAMMI UN AGGANCIO!” “GIULIA CHIUDI IL BRACCIALE A LEI!” “GINO NON ROMPERE LE PALLE!” “MA QUELLO ROSSO ERA MIO!”).

È stata la tua band, che ormai adoriamo quasi quanto adoriamo te (non vogliatemene ragazzi, quasi perché certi livelli probabilmente non li raggiungeremo mai nella vita con nessun altro che non sia Marco).



Sono stati palloncini con i numeri e cartelloni per augurarti buon compleanno (in ritardo), a cui Rossana ha lavorato per giorni.

Credo di aver respirato un’aria particolare, a Cabras. C’era qualcosa di diverso, di tangibile. C’era che il palco e le transenne erano troppo lontane e forse hai passato più tempo sotto il palco piuttosto che sopra. C’era che Ti rincontrerò non mi emozionava così tanto da anni.

C’era questa strana magia che ci ha avvolto per tutto il tempo e che sono certa tutti abbiano percepito. 
C’era Martina, in videochiamata dalla Germania con la maglietta del tour, emozionata come se fosse accanto a noi.
C’eravamo io e Marta, con qualche lacrima di troppo mentre guardavi una targa che contiene una sua foto e parte di una mia frase.
C’eri tu e i tuoi occhi lucidi. Tu e la tua capacità di emozionarti ancora davanti a piccole e grandi cose. C’erano i coriandoli (che qualcuno di noi sta ancora cercando di smaltire).
Ci sono state tante cose che mi porterò dietro dopo questo concerto. Forse più di tutto, oltre la targa e Ti rincontrerò, il “Chi viene da fuori? Da Milano? Ah anche io sono arrivato da Milano” e La Destinazione Siamo Noi, il “ci siamo fatti un culo così” prima de Il Cuore Muove, il “e poi ci siamo noi, che non ci siamo MAI arresi” di Senza Rumore.



E chi non è con noi dall’inizio non può immaginare quanto questo sia vero. Quante difficoltà e ostacoli hai e abbiamo attraversato negli ultimi 10 anni. Quante volte ci siamo sentiti un po’ persi, ma abbiamo sempre finito per ritrovarci.
La consapevolezza che stia per iniziare un nuovo capitolo (“non posso dirvi con chi o con cosa” ci ha fatto quasi saltare in aria, perché sì: non vediamo l’ora!) è incredibile. Ma la certezza che avremo il privilegio di starti ancora accanto, lo è ancora di più.
So per certo che ci fosse qualcosa di diverso in te, l’altro giorno. E io ti auguro solo di avere sempre la forza di svoltare ogni situazione a tuo favore. Di essere in grado, sempre, di trasformare gioie e dolori in carburante per non mollare.
Mi sento fortunata, nel poterti veder crescere. Ma ancora di più, mi sento fortunata nel poter crescere con te.

Si dice che nessun posto sia come casa, ma per me casa sarà sempre ovunque sarai tu. Tu e le persone che amo di più e che ritrovo sempre accanto a me.
E se questi 10 anni mi hanno insegnato qualcosa, è sicuramente che la mia vita non sarebbe potuta essere la stessa, se non avessi avuto te e la tua musica ad accompagnarmi. Dico sempre che so che qualcosa mi sarebbe sempre mancata, e ne ho la conferma ogni singola volta che faccio esperienze che ti coinvolgono.



Grazie, per averci trovato.
Grazie, per esserci trovati nel modo in cui lo abbiamo fatto.
Casuale all'inizio. Una scelta consapevole e convinta poi.

Con orgoglio e fierezza,
Giulia.

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