lunedì 23 febbraio 2009

ARTICOLI UNIONE SARDA DEL 23.02.09



Continuo pellegrinaggio di parenti e fan nell'appartamento di Pirri
«Il piccolo sardo ha battuto le star»
Nonna Elsa ancora incredula dopo la vittoria del nipote


Lunedì 23 febbraio 2009La mattina dopo il trionfo nella casa di Marco Carta, tra cuscini con le sue foto, quadri con il disco d'oro e immagini del successo ad Amici.Vedi le foto Vedi le altre fotoVedi le altre foto «Finalmente sono riuscita a sentire la sua voce al telefono. Mi ha detto che non riesce ancora a crederci. Gli sembra un sogno. Lo stesso che stiamo vivendo noi e una parte dei sardi che l'hanno aiutato a vincere Sanremo». Elsa Ferrone è la nonna di Marco Carta: capelli biondi e sguardo felice, nonostante un problema a una gamba, accoglie stoicamente la processione di visitatori in piedi. Parenti stretti, amici di famiglia e semplici fan di suo nipote dalla mattina suonano al campanello della casa dove ha sempre vissuto Marco Carta, in via della Giovane Italia a Pirri. Vogliono complimentarsi e partecipare al magico momento di un ragazzino che ha battuto le star della canzone italiana.
I CUSCINI In soggiorno il fuoco accesso nel camino riscalda l'ambiente. Due cagnolini si rincorrono mentre nei due divani color crema cinque cuscini sono la prima tappa della speciale mostra dedicata a Marco: la sua foto è stampata sulle federe accompagnata da frasi d'affetto e dal titolo del suo primo album, Ti rincontrerò . Nelle pareti due quadri: in uno il viso sorridente del vincitore di Amici e Sanremo rallegra la stanza, nell'altro il disco d'oro per Ti riconoscerò e il ricordo del primo successo nella trasmissione di Maria De Filippi che ha segnato l'inizio dell'avventura del ragazzino di Pirri. Qui, nel tempio dedicato a Marco nonna Elsa riceve gli ospiti, dopo una notte trascorsa quasi insonne dopo il trionfo del suo «splendido nipote». E generoso: i primi guadagni ottenuti con Amici li ha spesi per aiutare la nonna a mettere a posto la casa. Tra qualche settimana arriveranno i nuovi mobili che ha scelto personalmente per la sua camera, ora vuota.
IL RAFFREDDORE «E pensare che non stava bene. Ha affrontato la finale raffreddato e con la febbre». Le parole della nonna che, dopo la morte dei genitori, ha cresciuto Marco escono a raffica: «Non l'ho mai sentito parlare di vittoria. Salire sul palco di Sanremo per lui era già un successo. Nessuno immaginava che potesse sconfiggere i pezzi da novanta della musica nazionale. Invece grazie alla forza che gli hanno dato le sue fan e la famiglia ha scalato la montagna». Poi ammette: «Quando hanno annunciato i nomi dei finalisti non ci potevo credere. Ero però sicura che avrebbe vinto il napoletano. Poi Bonolis ha letto il verdetto ed è esplosa una gioia incontenibile. Ora non vedo l'ora di riabbracciarlo: tornerà a Pirri tra qualche settimana».
LA SQUADRA In casa ci sono tanti parenti a cominciare da zio Carlo. «Mia moglie Sabrina ha accompagnato Marco a Sanremo. Ho seguito la finale da solo a casa mia: volevo vivere il momento in maniera intensa. Mi sono commosso». Con zia Sabrina, nella squadra dei primi tifosi di Marco, c'erano anche zia Cristina e gli amici di famiglia Ornella, Tonio, Carlotta e Franca. «La sua forza? La semplicità e la genuinità. E poi non si è mai montato la testa», prosegue zio Carlo. La fama gli ha tolto qualcosa («L'amore? Non ha tempo da dedicare a una storia importante», si lasciano scappare la nonna e lo zio) regalandogli però soddisfazioni enormi: «Marco», sentenzia zio Gianni, fratello di nonna Elsa, «ha dimostrato che chiunque, dotato di talento e caparbietà, può farcela. Anche vivendo e crescendo in Sardegna».
MATTEO VERCELLI



Tra gli amici più cari in attesa del ritorno: «Faremo una grande festa».
Il suo blog intasato di messaggi
Esplode il tormentone, lui è già un eroe

Lunedì 23 febbraio 2009
La conoscono già a memoria, come se fosse trasmessa a raffica delle radio ormai da settimane. Eppure non sono passate nemmeno dodici ore da quando "La forza mia" ha vinto il Festival di Sanremo. A Pirri, nelle strade attorno alla casa di Marco Carta dove vivono amici e conoscenti, la canzone è già un tormentone. Non per moda, ma per vero amore, come spiegano i ragazzi della "Big family" (nome scelto dai fan di Marco) ormai diventati tantissimi. Il primo, l'amico inseparabile dall'infanzia è Marco Meloni, 21 anni. «Ci siamo sentiti la notte della vittoria e anche oggi - spiega il ragazzo - la prima volta era stanchissimo e ancora scioccato, ma la seconda volta era ancor più emozionato perché ha iniziato a razionalizzare e capire l'impresa. Mi ha urlato "Ce l'ho fatta" perché quello di arrivare a Sanremo era il suo sogno sin da quando era piccolo. Non l'ha solo realizzato, l'ha anche vinto».Si conoscono da sempre e sono cresciuti assieme perché le madri erano amiche, ora Marco (Meloni) non sta più nella pelle. Cura molti dei blog e dei siti dedicati all'amico, anche se «quello ufficiale lo stanno ancora preparando». Quando sono a Cagliari girano per locali, escono e si divertono come qualsiasi altro ventenne. Lo facevano anche quando Marco Carta non era famoso. «Andavamo in giro per i locali di viale Trieste dove si fa karaoke - prosegue: - ora Marco ha tantissimi fan. Non è possibile nemmeno contarli. Eravamo tutti emozionatissimi, ma passata la seconda serata abbiamo capito che potevamo veramente influenzare il televoto. E così abbiamo fatto, mobilitandoci tutti per lui». Piace o non piace, sta di fatto che ora il giovane cantante cagliaritano ha un mare di fan. «E non sono solo le ragazzine, come scrivono i giornali - spiega Daniela Lisci, 46 anni, curatrice del blog "Cartavincente" - la sua voce e le sue canzioni piacciono a ogni età: madri, nonne, ma anche tanti ragazzi le ascoltano e gli vogliono bene, perché è una persona veramente splendida».Come accaduto quando ha vinto l'ultima edizione di "Amici" (la trasmissione di Maria De Filippi), anche questa volta gli amici cagliaritani e l'intero quartiere si preparano a festeggiare il ritorno del cantante vincitore del festival della canzone italiana. «Mi ha detto che se fosse per lui tornerebbe anche subito per riabbracciarci tutti, ma ora è vincolato con le interviste e i programmi» conclude Marco Meloni: Cercherà di tornare quanto prima, spero tra non più di due settimane. Gli prepareremo una grandissima festa, grande quanto le emozioni che ci sta regalando. Lui è un esempio per tutti noi: ha avuto un passato con tante difficoltà ma non si è mai lasciato andare. È la vera dimostrazione del fatto che chiunque ha un talento, se veramente ci crede, può arrivare a realizzare i propri sogni».E la gioia è esplosa anche su internet, con le chat e i blog presi d'assalto dai fan. Ieri su "Big Family" (uno dei più cliccati), amici e sostenitori lo hanno difeso con il coltello tra i denti dalle critiche di chi non ha condiviso il verdetto del televoto. «Cercano solo di rovinarci la festa» conclude Matteo Soro, fan inchiodato al Pc per ribattere colpo su colpo le critiche: «la canzone di Marco era difficile e lui l'ha cantata benissimo. Solo invidia, sempre e solo invidia».
FRANCESCO PINNA


Marco Carta, la forza della vita
Il sogno di un ragazzo di periferia diventato re del pop

Lunedì 23 febbraio 2009
DAL NOSTRO INVIATOFRANCESCA FIGUS
SANREMO Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso ai bordi di periferia - e non ce ne vogliano Celentano e Ramazzotti, se mescoliamo le loro canzoni. Ma Marco Carta è così, un po' ragazzo della via Gluck, un po' poeta di strada, dove l'aria è popolare. Ma è più facile sognare. Sanremo il giorno dopo il Festival della Canzone. Dopo la finale, dopo la vittoria, dopo i coriandoli a febbraio che piovono sulle spalle magre di questo cantante ragazzino e si appiccicano al bavero lamè della giacca bagnata di lacrime e di gioia. Marco Carta sembra più piccolo dei suoi anni, e ora sono ventitré. O forse sono solo i suoi occhi, così grandi, così scuri. «Ho vinto», dice; «ho vinto», ripete, e quasi chiede scusa, mentre risponde a domande tutte uguali, il padre, la madre, la nonna. «Mio padre Walter se n'è andato che avevo otto anni, mia madre Monica che ne avevo dieci, mia nonna?, mia nonna è stata un padre e una madre e una nonna meravigliosa». Con quegli occhi così grandi, così scuri, cerca una telecamera. E ci sorride dentro: «Nonna Elsa, ti amo». Nonna Elsa è a casa, a Cagliari, Pirri, quella casa che lui ha messo a posto con i soldi di Amici : in una via nascosta, tra sole e ombra e lenzuola stese ad asciugare. Poi, c'è il salone di parrucchiera della zia. «Io il parrucchiere non lo volevo fare, però ero bravo. Io volevo cantare. Mamma lo sapeva. Mi aveva insegnato tutte le canzoni di Lucio Battisti e le cantavano sempre insieme. Poi ho scoperto Vasco Rossi, Laura Pausini, Alex Baroni - che è stato anche il primo disco che ho comprato con i miei soldi, Ultimamente , si chiamava, ed ero entrato nel negozio con i soldi arrotolati in tasca e avevo detto voglio quello. Che profumo aveva quel disco».E che profumo, quella notte, un'estate: profumo di mare e di cipolle bruciate, sull'asfalto mangiato del Molo Ichnusa. Era la prima volta che i Lunapop venivano a Cagliari, «era il mio primo concerto e guardavo Cesare Cremonini, là, sul palco, aveva i capelli rossi a metà e cantava e ballava e cantava e com'era bravo». Com'era ragazzino, anche lui. Ma questa è un'altra storia, forse. «O forse no, perché io è lì che ho iniziato a fare provini. Lavoravo un mese e non spendevo niente, poi mettevo tutti i soldi insieme, andavo in aeroporto e mi compravo un biglietto andata e ritorno per Roma, o per Milano. Io il ritorno speravo sempre di non usarlo, e invece ogni volta ci risalivo, su quell'aereo. O non andavo bene io, o non andava bene la mia voce, o non andava bene la mia musica. Il provino per Amici l'ho fatto una volta eppoi un'altra e un'altra ancora, dicevo a mia zia ci vediamo domani in salone e invece io non ci andavo, da lei: andavo da Maria, io volevo entrare in quella scuola, ma a quella scuola non mi voleva nessuno. L'ultima volta, però. «L'ultima volta ho detto questa è l'ultima, ma davvero. Dovevo lavorare, mica potevo spendere uno stipendio in biglietti d'aereo, dovevo crescere, dovevo aiutare nonna. E allora sono andato a Roma a fare il provino, ma senza emozioni e senza speranze. Una settimana dopo mi chiamano, "Marco Carta, sei dentro"».Lui che dentro non si è mai sentito, dentro le regole di una vita che dà sicurezze, dentro i sogni bambini di un Natale tutti e quattro, mamma, papà, Federico - e Federico è il fratello tanto amato, e così artista anche lui quando dipinge i muri di balene che volano e sogni di pace.Ma oggi qui a Sanremo è tutto vero, la vittoria e la gente: la vittoria, così importante, così potente; la gente, così tanta, così forte. «E la mia musica, che è il mio mezzogiorno e la mia mezzanotte. Io sono la mia musica; forse vorrei essere un po' più alto, forse vorrei essere un po' meno permaloso, ma senza la mia musica non sarei niente: questo la gente l'ha capito, è per questo che mi vuole bene».E l'ha capito Maria De Filippi, «Maria, la mia Maria»; l'ha capito Luca Jurman, «il mio maestro, per sempre»; l'ha capito Paolo Bonolis, che quest'anno ha diretto un Sanremo superstar, bello, veloce, allegro: grandi ascolti, dodici milioni per cinque puntate, tra buon ritmo e buon gusto. E se questo Festival numero cinquantanove qualcuno se lo ricorderà per Mina che canta Puccini, o per Benigni che recita Oscar Wilde, la Sardegna se lo ricorderà per il suo cantante Marco Carta, il primo sardo, nella storia di Sanremo, a vincere. E che vittoria: tra Marco Carta, primo posto, e Povia, secondo, c'è un milione di voti di differenza. E in quel milione, in quella differenza, dice Marco: «C'è tutta la mia storia. Alla festa di compleanno dei miei sei anni, davanti alla torta, mia madre mi ha detto esprimi un desiderio e soffia sulle candeline: io ho pensato da grande farò il cantante. E adesso, quando la notte non riesco a dormire, penso a quella torta, a quel desiderio. Ma poi: cosa ne sarà davvero di me?».Ora non è un problema, ora il futuro è già qui: è un Festival di Sanremo appena vinto, è un disco appena uscito, è un amore appena nato. «Ma no, nessuna fidanzata, in questo momento. Solo la musica, la mia musica». Nata ai bordi di periferia, onesta e pulita, «e commerciale, dice qualcuno, troppo commerciale, ma poi, chi mi vuole male dice che non so cantare, chi mi vuole bene sa le mie canzoni a memoria. Magari aveva ragione quello a cantare che un laureato vale più di un cantante, ma io adesso sono felice». Con buona pace di Francesco Guccini, Marco Carta non ha fatto il parrucchiere.

FONTE L'UNIONE SARDA

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